Intervista al giovane autore, Vincenzo Lubrano
di
Anna Maria Colonna
annamaria9683@libero.it
|
Vincenzo Lubrano |
Ha 26 anni e vive a
Pozzuoli (Na). La scrittura emergente veste i panni di Vincenzo Lubrano, autore del racconto fantasy
Mai chiederò il perché del mio destino,
pubblicato nel 2013. Dopo essersi diplomato come tecnico dei servizi
ristorativi di cucina, Vincenzo tenta
di cambiare vita partendo da solo per lavorare sull'isola d’Elba. Un
esperimento di tre anni che lo arricchisce, aiutandolo a riscoprire e a
riprendere la passione per la scrittura, accantonata negli
anni dell’adolescenza. Amante della musica, intraprende questa strada componendo testi rimati su basi musicali. Decide, in seguito, di creare
una pagina Facebook intitolata
Sotto Lo Stesso Cielo, dove esprime i suoi pensieri e che registra, attualmente, più di cinquemila visitatori. Nel
2012 l’autore pubblica la raccolta
L’impronta del pensiero. Terre Nomadi lo ha intervistato.
Vincenzo, con la passione per la scrittura si nasce?
Spesso
sentiamo parlare di doni, un aspetto supremo per definire determinate
tendenze o facoltà. Credo che la scrittura sia un mondo che ospita tutti noi, perché dà la possibilità di poter esprimere ciò che a voce viene frainteso. Chiunque possiede una storia, ha tra le mani una penna
magica. Chiunque ascolta il proprio cuore, può dar vita al pensiero. L'arte è
il modo migliore per realizzarlo.
Tu come hai scoperto questa passione e come la stai
coltivando?
Nei
momenti di riflessione, presi in considerazione la mia vita. Passato, presente
e numerose aspettative per il futuro divennero la mia identità. Ritrovandomi davanti
a un foglio bianco, mi accorsi di uno spazio infinito che avrebbe accolto il mio pensiero senza giudicare, consigliandomi con le parole di chi
credevo di conoscere completamente: me stesso. Quel foglio divenne il mio
migliore amico e la strada giusta per iniziare a sognare. Volevo regalare un sorriso e
una speranza a chi, leggendo con gli occhi dell'anima, fosse riuscito a ritrovare il
tanto e desiderato attimo di pace. Come un fiore delicato, coltivo oggi questa passione, condividendo il mio pensiero con chiunque incontri sulla strada.
Con molta pazienza e sacrificio, la nutro di volontà, percorrendo, passo dopo
passo, il meraviglioso cammino della scrittura.
Il tuo
libro si intitola Mai chiederò il perchè del mio destino. Un titolo
misterioso che richiama pienamente il contenuto?
Ho scelto il titolo al termine del racconto. Chi leggerà la storia, ne capirà pienamente il significato. Darà risposta a una
domanda - che ogni giorno resta punto interrogativo - attraverso l'emozionante avventura della ricerca dell'istinto e delle proprie origini. E con la
voce di chi vive con noi inascoltato, il mondo animale. Il destino
esiste o bisogna crearlo con le proprie mani? Vi lascio nel mistero.
Come è
nato questo libro?
La mia ispirazione
è stata la vita, insieme a tutto ciò che ne fa parte. Ho voluto dare la visione
del mondo e dei fondamentali principi, come l'amore, l'amicizia e il rispetto, attraverso la prospettiva e l'incondizionato linguaggio degli animali. Questi, lottando per l'amata libertà e l'uguaglianza, affrontano la dura sopravvivenza, fino ad oltrepassare la materia che rende schiavo l'uomo, nonostante sia stato lui a crearla. Iniziando a scrivere un rigo dopo l'altro, ho creato i personaggi. In seguito mi sono reso conto di quanto fosse importante per me ascoltarli ed
accompagnarli in quel loro viaggio di pura emozione.
Hai impiegato molto tempo a far nascere la tua opera?
Non ho mai imposto regole alla mia scrittura. La spontaneità è stata importante per rendere vivo ogni personaggio. L'unico intoppo l'ho incontrato nel socializzare con Brezza, il bizzarro anatroccolo del racconto, che, durante gli impegni di lavoro, ripeteva nella mia mente: «Ehi ! Ti manca ancora molto? Non amo restare sospeso per
aria!». Così, in poco più di un anno, il racconto è stato pubblicato.
Come si
sente un autore quando mette il punto finale alla sua opera?
Il punto finale di un'opera è l'inizio di una lunga
strada, che non si presenta mai liscia, con dei pro e dei contro. Per superarli, basta
crederci e non mollare mai! La soddisfazione è osservare il lettore mentre
prova delle emozioni nel leggerla e il suo sorriso al termine... nel punto finale .
C'è un
personaggio in cui ti rivedi?
I personaggi hanno
assimilato diverse parti del mio carattere per poi formarne uno proprio. Il
lettore potrà rivedersi in uno di loro perchè, grazie alla naturalezza
delle battute, farà da specchio al cuore di chi legge. Quest'ultimo, con gli occhi, gli darà vita.
Perché
proprio il genere fantasy?
Il fantasy narrativo è una realtà parallela pronta a dare visione interiore al
mondo. Personaggi insoliti possono esprimere le proprie
opinioni sulle società e gridare la loro esistenza. Per una volta, toccherà a
noi umani dovere finalmente imparare ad ascoltare.
Chi
scrive, legge anche molto?
La scrittura è un vero linguaggio, fatto di pura espressione, mentre leggere è una terapia interiore molto importante per ricavare
insegnamenti grammaticali e ortografici, ma, soprattutto, per poter vivere
esperienze che nella nostra vita non vivremo. La scrittura riesce a migliorare il mondo e leggere è il modo per conoscere come poterlo fare giorno
dopo giorno.
Il tuo racconto è viaggio particolare...
Il racconto è basato su un viaggio fisico e interiore. I personaggi varcano numerosi
orizzonti, ritrovandosi a sopravvivere in diversi habitat per raggiungere il
loro istinto. Non ho utilizzato la conoscenza di luoghi ben precisi, in modo da dare al lettore la possibilità di interagire con la propria fantasia
ricreandone lo scenario.
Leggere può essere, secondo te, paragonabile
al viaggiare? E scrivere?
Leggere è viaggiare senza muoversi. Considero importante il piacere di viaggiare perchè, in ogni angolo del
mondo, possiamo scoprire l'inimmaginabile, che poi è il tesoro che ci appartiene. L'emozione da esprimere attraverso la scrittura. Utilizzando i nostri sensi, il viaggio non resta solo un
ricordo. Se inciso su carta con la lettura, potrai riviverlo.