sabato 26 settembre 2015

In vespa sulla via Appia, l'esperienza di Sante Cutecchia

di Anna Maria Colonna
terrenomadi@gmail.com

Sante Cutecchia
Prendi un treno che ti porta la mattina, alle 6.30, a Bari. Prendi un libro che profuma ancora di stampa nuova. E mettici pure l'autore, incontrato in stazione sulla sua bicicletta. Casualità. Sono ancora assonata quando vedo Sante, che appena due giorni prima era a masseria Jesce, ad Altamura (Ba), per parlare del suo viaggio in vespa sull'Appia antica. Ho sotto braccio il diario fotografico da lui pubblicato nel 2013, Il tratturo e la via Appia antica (Adda editore).

Mi piace leggere mentre mi sposto, anche su piccole tratte. Avevo pensato di sfogliare il volume per dare colore ai vagoni pieni delle Ferrovie appulo lucane, incuriosita dalla testimonianza dell'architetto altamurano. Sante Cutecchia fa l'architetto, ma lo strumento che utilizza di più è la macchina fotografica. Le immagini raccolte nel libro raccontano senza voce tutto il tragitto. Scatti e disegni. Bastano le sfumature a tessere la trama di questo viaggio on the road di quattro giorni. Non una meta, ma un'arteria viaria che sa di storia e di storie.

Altamura (2011) - foto di Sante Cutecchia
L'esperienza risale al 2011, quando Sante decide di percorre il tratturo Melfi-Castellaneta in vespa. Non una scelta casuale. Documenti e ipotesi farebbero coincidere l’antica via Appia, che collegava Roma a Brindisi, con lunghi tratti del sentiero pietroso tracciato dagli armenti durante la transumanza tra Puglia, Basilicata e Campania. Il tratturo - più di 120 chilometri - sfiora Santeramo e Altamura, toccando Gravina e passando per Poggiorsini, sotto il Garagnone. Segna l’identità di un territorio - quello del costone murgiano e della Fossa bradanica - e della gente che lo abita. Come la via Appia, che segna l'identità del Mezzogiorno d'Italia. Mottola, Castellaneta, Laterza, Santeramo, Matera, Altamura, Gravina, Poggiorsini, Spinazzola, Montemilone, Venosa, Lavello, Rapolla e Melfi hanno visto passare la vespa di Sante.

Aprile, Spinazzola (2012) - foto di Sante Cutecchia
Tra l'altro, l'idea nasce da numerosi sopralluoghi e dallo studio dei documenti utili a redigere il Piano comunale dei tratturi per Altamura e Acquaviva delle Fonti, di cui l'autore di questo diario di viaggio si è occupato sin dal 2009 insieme all’architetto Francesco Farella e al professor Arturo Cucciolla.
«Nell’ottobre del 2010, inoltre, e l’anno successivo, ho avuto la fortuna di seguire a piedi e documentare la transumanza che ogni anno si svolge sul tratturo  Foggia-Campolato», scrive. Pratiche antichissime ancora vive tra masserie, jazzi, mungituri, muretti a secco, cappelle e fontane. Segni del passato in un presente fatto anche di lapidi che abbondano per l’alta velocità, disperse tra impianti industriali e costruzioni abusive, pannelli solari e aree militari. Per di più, il tratturo Melfi-Castellaneta rientra, «a partire dal Settecento, tra gli itinerari dei viaggiatori inglesi e francesi alla ricerca di tracce della civiltà greca e romana nel meridione».

Campo profughi, Altamura (2013) - foto di Sante Cutecchia
Carta dei tratturi e carte topografiche, insieme a stampe di foto satellitari, hanno permesso a Sante di riconoscere il tracciato anche nelle zone in cui è scomparso. Rifà nuovamente il tragitto tra Puglia e Basilicata con la penna. E scrive: «Ho percorso strade asfaltate e sterrate; ho attraversato campi, terre incolte, cave e aree militari dismesse; ho percorso l'Appia antica, a tratti coincidente col tratturo, da Castellaneta, verso l'Alta Murgia e la Fossa bradanica, per poi arrivare nei boschi del vulcano spento del Vulture, in zone montuose, fino a raggiungere a piedi gli argini dell'Ofanto vicino Monteverde; durante il viaggio ho incontrato persone accoglienti e altre più diffidenti, perché vivere e lavorare nelle campagne significa anche scontrarsi direttamente con la criminalità per scongiurare abusi e ruberie. L'esperienza del viaggio mi è servita non solo a conoscere più da vicino il territorio, ma anche a capire come si svolge la vita di molte persone che, grazie a questa importante via di comunicazione, riescono ancora oggi, nonostante le molte difficoltà, a lavorare e a sostenersi con attività ecosostenibili». A dispetto delle installazioni di impianti fotovoltaici e eolici, di demolizioni e «invasive» ristrutturazioni di edifici storici, di discariche. Tutte operazioni accompagnate da autorizzazione in luoghi di interesse storico-paesaggistico.

Lungo il tratturo - foto di Sante Cutecchia
Il bello e il cattivo tempo della contemporaneità, che avanza a passi da gigante anche sulla strada iniziata a costruire nel IV secolo a. C. per volere del censore Appio Claudio Cieco. Da allora la via romana, pur restando al proprio posto, continua ad accompagnare il cammino del tempo e delle persone che lo vivono. Dal poeta latino Orazio, che nel 37 a. C., a 28 anni, la attraversò, a Francesco Maria Pratilli, sacerdote del Settecento che ne parlò in una sua opera, l'Appia resta sempre la regina viarum del Mezzogiorno. Oggi come ieri. E se sapremo preservarla, anche domani.








Nessun commento:

Posta un commento