annamaria9683@libero.it

È facile lasciarsi trascinare dai pensieri quando davanti
all’uomo c’è solamente il mare. Luis Sepúlveda li ferma nell’istante in cui nascono,
raccogliendo quelle tracce invisibili su fogli di carta ancora bianchi.
Destinazione Patagonia, un puzzle di luoghi incantati che sembrano non
appartenere a questo mondo. Lo scrittore cileno non può fare a meno di citare i
gabbiani. Il loro volo è simile al passo lento e curioso dei viaggiatori,
sospesi fra cammini mai stanchi e soste che durano attimi. Le mete sono punti
di partenza per inseguire la libertà. Sospesa anch’essa fra cielo e mare.
Proprio come i gabbiani.
L’avventura di Sepúlveda diventa diario di viaggio. Qui
emozioni e stati d’animo si mescolano con la descrizione di luoghi non solo
visitati, ma anche vissuti. Ogni incontro rappresenta una componente
fondamentale dell’esperienza dell’autore. Perché vivere quel luogo significa
incontrarlo nella gente che lo vive quotidianamente.

Sullo sfondo, i paesaggi fiabeschi del sud del mondo. Alla
fine del suo viaggio, Sepúlveda non è più solo. «La notte di Santiago - scrive
- sembrava non meno calda del giorno. Iniziai a camminare nel parco, poi per le
strade deserte, e all'improvviso mi accorsi che l'eco dei miei passi si
moltiplicava. Non ero solo. Non sarei stato solo mai più. Coloane mi aveva
passato i suoi fantasmi, i suoi personaggi, gli indio e gli emigranti di tutte
le latitudini che abitano la
Patagonia e la
Terra del Fuoco, i suoi marinai e i suoi vagabondi del mare.
Adesso sono tutti con me e mi permettono di dire a voce alta che vivere è un
magnifico esercizio».
Colonna sonora: Yiruma, The view from my window
Colonna sonora: Yiruma, The view from my window
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