domenica 20 gennaio 2013

Ai confini del mondo


di Anna Maria Colonna
annamaria9683@libero.it 

Ai confini del mondo ci sono realtà a cui non sempre viene concessa la parola. La guerra fa notizia, ma si tratta di attimi. Poi tutto torna a tacere. In quei luoghi, nuvole di fumo nero uccidono i colori del cielo. Accade ogni giorno. Solo macerie, distruzione, morte. Il rumore dei colpi di arma da fuoco copre il silenzio della desolazione, unica sopravvissuta alla guerra spietata dell’uomo contro l’uomo. La ragione è stata spazzata via dai kalashnikov, puntati verso una speranza ormai agonizzante. Perché le guerre sono tutte uguali.

Oltre agli spari, in quelle strade fantasma si odono le urla della sofferenza umana. Solo chi ha sentito e visto, solo chi ha sperimentato sulla propria pelle può raccontare. Ma i confini del mondo fanno paura e la verità non è libera. Dietro le guerriglie vive il dolore e muore l’uomo. Di questo si parla poco o non si parla affatto.

Nel 1993 Giorgio Fornoni entra clandestinamente in Angola per incontrare Jonas Savimbi, guerrigliero e politico del partito indipendentista UNITA. Il reporter lombardo, durante la registrazione di un video-documentario, dichiara: «Siamo i primi giornalisti occidentali a registrare le sue parole dopo la ripresa delle ostilità, ad ascoltare una versione dei fatti che capovolge l’informazione distorta e tendenziosa delle fonti cosiddette ufficiali».

Testardo e curioso, Fornoni insegue la verità nelle aree calde del pianeta, dove l’anima si nutre di conflitti e i bambini, loro malgrado, imparano a giocare con le armi. Documenta tutto con filmati e fotografie, ascoltando la voce di chi combatte ogni giorno un’altra guerra, quella contro la sofferenza.

Fra i suoi appunti di viaggio ci sono l’Afghanistan, la Cambogia devastata dai khmer rossi, la Liberia, la Cecenia, il Congo. Russia, Siberia, Africa, Asia, Pakistan, Iran, Kazakistan, Stati Uniti, Centro e Sud America rappresentano sono alcune tappe del suo lungo itinerario. Ma la situazione più «scioccante» Fornoni l’ha vissuta in Texas, davanti all’esecuzione di un condannato a morte attraverso iniezione letale. Quegli ultimi spasmi non potranno più essere dimenticati.

Giorgio Fornoni ha raccolto in un libro dal titolo «Ai confini del mondo» le inchieste e le testimonianze frutto dei suoi viaggi.

E a chi gli chiede informazioni su una passione diventata professione, egli risponde: «Fare il reporter… non è che lo inventi sul momento. C’è tutta una storia che devi maturare in te. Alcuni decenni fa, conoscendo i missionari e seguendo le loro peripezie, ho scoperto situazioni di grande rilievo umano e questa è la cosa che sempre più mi ha appassionato, conducendomi quasi per mano all’uomo, a quell’uomo che vive ai margini e nella sofferenza. Questa cosa, quando ti prende e ti appassiona, non riesci più a mollarla. Tu vedi l’uomo che soffre, non puoi tornare a casa e dimenticarti di quella sofferenza». 

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