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Egnazia, la città romana © Anna Maria Colonna |
Orazio la definì «sospesa su una rupe battuta dalle onde del
mare». Si tratta di Egnazia, antica città scomparsa le cui tracce sono
visibili nei pressi di Fasano (Br). Il poeta latino, durante un viaggio da Roma
a Brindisi compiuto nel 38 a.
C., ebbe modo di ammirare quello che doveva apparire un centro molto vivace e
dedito principalmente al commercio.
Mi ritrovo per caso davanti al cancello del parco archeologico, una finestra spalancata sul mare Adriatico. Varcare quella soglia
significa concedersi al passato senza, però, tradire il presente. La misteriosa
atmosfera che avvolge il luogo sembra aver dimenticato le fattezze del tempo.
Resta lì, immobile, fondendosi con l’aria salmastra e fresca della sera.
Tralascio la mia prima destinazione e decido di compiere un viaggio sui
sentieri dell’Atlantide pugliese.
È semplice perdere la cognizione del tempo qui. Lo sguardo
viene subito rapito dall’immensa distesa di ruderi lasciati da chi, questa
città, l’ha vista nascere e crescere. La guida mi consiglia di visitare prima
il parco archeologico, poi il museo, dove sono conservate le testimonianze
storiche di Egnazia. Seguo il suggerimento e mi incammino verso la città romana. Sembra scolpita nella pietra. Cerco avidamente le informazioni
trascritte sui pannelli sparsi nell’area. I romani occuparono il luogo a
partire dal III secolo a.C. Gli scavi, cominciati nel 1912, hanno portato alla luce solamente una parte dei preziosi resti
sepolti. Non mancano all’appello quelli della basilica civile con l'aula delle tre Grazie, del sacello delle divinità orientali, dell'anfiteatro, del foro.
Egnazia, la via Traiana © Anna Maria Colonna |
I romani dovevano essere abbastanza socievoli, dal momento
che le abitazioni appaiono addossate le une alle altre. A testimoniarlo sono le
fondamenta. Mi diverto a cercare fra le rovine ciò che leggo sui pannelli
informativi. Intravedo parte della via Traiana, il criptoportico e due
basiliche paleocristiane, originariamente con pavimento a mosaico.
Egnazia, in realtà, racconta la sua storia sin dal XV secolo
a. C., quando ospitava un villaggio di capanne. Nell’XI a.C. fu la volta degli
Iàpigi, popolazioni provenienti dall’area balcanica, che, nell’VIII a.C.,
cedettero il posto ai Messapi. Messapica, infatti, è la misteriosa e insolita
necropoli presente nel parco archeologico. Tombe a fossa e a semicamera si
alternano a tombe a camera decorate con affascinanti affreschi. Ne visito una
trattenendo il respiro. Alcune assumono l’aspetto di piccole vasche. La pioggia della
mattinata suggerisce questa idea.
Egnazia, interno di una tomba a camera © Anna Maria Colonna |
Il museo si rivela un contenitore di particolari. Nelle
stanze dell’edificio sono conservati arredi funebri e testimonianze rinvenute
durante gli scavi. Ad accogliere i visitatori, una mostra dedicata all’età del bronzo, itinerario scandito dagli abitati della costa adriatica pugliese nel II
millennio a.C.
Il mio viaggio si conclude davanti al cancello del parco archeologico. Varcare quella soglia significa concedersi al presente senza,
però, tradire il passato.
Colonna sonora: Tiromancino, Blu
Egnazia, parco archeologico, particolare © Anna Maria Colonna |
Egnazia, la città romana © Anna Maria Colonna |
Egnazia, la città romana © Anna Maria Colonna |
Egnazia, necropoli messapica © Anna Maria Colonna |
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