Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza. In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l'uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l'uomo deve poter viaggiare (Tarkovskij).
Una città conosciuta per il suo mare, ma che
custodisce anche antichi e preziosi segreti. Viaggio attraverso le tracce di una polis greca. Insolita fusione di natura e storia.
Che siano lontani o vicini, non importa. Li
scopri e ti chiedi: «Dov’erano fino a un attimo fa?». L’errore sta
nell’interrogativo. Perché la risposta è sepolta dal silenzio del tempo.
Immobile sulle immobili pietre che l’hanno visto trascorrere. Semmai occorre
domandarsi: «Dov’ero fino a un attimo fa?». Sono quei luoghi
che ci sfiorano senza urlare la loro presenza. Incantevoli, ma messi in ombra
da mete turistiche più appetitose e affollate.
Il sole saluta la giornata. Tre
quarti d’ora di macchina mi separano da Metaponto (Mt), uno dei luoghi di mare
meno distanti da Altamura (Ba). All’arrivo della bella stagione, i pugliesi che
abitano dalle mie parti sono soliti recarsi qui durante i fine settimana. La
spiaggia, oggi, è quasi deserta. Il vialetto che conduce al mare è costellato
di margherite gialle. I colori dei fiori contrastano con le sfumature chiare della
sabbia. Il mare appare maestoso e immenso. È l’effetto che
provoca quando lo rivedi dopo un anno. Mi godo la tranquillità di quest’isola
felice, lontana dai rumori dei centri urbani e vicina al flebile bisbiglio
della natura.
I colori del tramonto accompagnano il mio
rientro. Che ritarderà, perché la giornata riserva ancora delle belle sorprese. Parco archeologico... ne avevo sentito parlare, ma
senza farci mai troppo caso. La curiosità mi spinge a seguire le indicazioni stradali
che conducono agli scavi dell’antica città greca di Metaponto. L’area si trova
alle spalle del museo archeologico nazionale. Non è difficile arrivarci.
Stupore e meraviglia. Sono le due sensazioni
che provo davanti a questa immensa distesa verde. Intravedo l’agorà, termine
con il quale, nell’antica Grecia, si indicava la piazza cittadina. Riesco a
distinguere anche l’imponente teatro, risalente al IV secolo a. C. Leggo sul
pannello esplicativo che l’edificio ospitava la massima assemblea cittadina (ekklesìa), ma
anche gare e spettacoli molto apprezzati dal popolo. L’attuale impianto urbano
è databile al VI secolo a. C., anche se l’organizzazione degli edifici fa
pensare a una datazione anteriore.
Passeggiare fra i resti di un’antica città
provoca una strana emozione. Il sibilo del vento è interrotto, a tratti, dal
gracchiare di una rana. Il tempo sembra fermarsi, in questo posto. Immagino le
persone che secoli e secoli fa vivevano proprio qui. In un istante, il presente
sembra congiungersi con il passato.
Mi ritrovo a camminare fra le tracce del
santuario, nel recinto sacro, accanto a quel che rimane dei templi dedicati ad
Heraion e ad Apollonion, in stile dorico e realizzati intorno alla metà del VI
secolo a. C. Di fronte a me, i resti delle otto colonne
del tempio di Hera.
E non mi accorgo di essere qui da circa due ore. A
ricordarmelo, i colori del cielo, ormai non più chiari.
Nessun commento:
Posta un commento