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Dall’Italia all’Islanda a bordo di una moto. Andrea Carrà
racconta il suo viaggio in solitaria con parole e scatti fotografici. Emozioni
e difficoltà si intrecciano in questa straordinaria avventura.
Terre silenziose e terre del silenzio. Sembrano tacere,
eppure i loro colori sono più eloquenti di ogni altro discorso. Nel respiro che
le attraversa parlano una lingua lontana. Sono quelle terre che impari a comprendere
sfogliando un libro. Guardando un documentario. Sono quelle terre che impari a
sognare. La distanza che le separa dal resto del mondo non si misura in
chilometri, ma in attimi. Gli stessi che bastano all’uomo per cambiare il volto
della Natura.
Possiedono qualcosa di diverso. È la magia di una bellezza
sconosciuta perché incontaminata. Fra le terre del silenzio c’è l’Islanda,
isola di ghiaccio e di fuoco. Andrea Carrà, motociclista appassionato di
fotografia e di viaggi, decide, nel 2008, di affrontare un’esperienza in solitaria
a bordo della sua moto. Partendo da Genova, raggiunge l’Islanda percorrendo 7000 chilometri.
Non poche le difficoltà incontrate lungo l’itinerario. Gli
imprevisti costringono spesso a modificarlo. Strade impercorribili, situazioni
meteo sfavorevoli, fiumi impetuosi, cascate inarrestabili, Vatnajokull, il
ghiacciaio più grande d’Europa, situato lungo la costa sud dell'isola. A fare
da sfondo, spazi illimitati, dove regna costantemente il silenzio.
Carrà racconta la sua affascinante avventura in un libro, Terre del silenzio. La passione per la macchina fotografica lo porta a cogliere
attimi in tutto ciò che incontra. Scatti fotografici arricchiscono questo
diario di bordo. Non mancano emozioni e momenti di difficoltà. Parole che si
leggono fra le righe anche quando non vengono esplicitate. «Tante parti di me
sono rimaste lì dove ho fatto click con la macchina fotografica», annoterà alla
fine del suo viaggio. Ultima tappa, il parco nazionale di Snæfellsjökull. Poi
la via del ritorno. Nuovamente silenzio.
Tiziano Terzani scrive: «E ricordati, io ci sarò. Ci sarò
su nell'aria. Allora ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte,
chiudi gli occhi e cercami. Ci si parla. Ma non nel linguaggio delle parole.
Nel silenzio».
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