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A questo reportage, seguiranno ulteriori approfondimenti.

La sposa bambina compirà otto anni domani. Lui ne ha quaranta. È la bambola sul suo letto per soli quaranta denari. Il prezzo spicciolo di un fiore sbattuto dal vento. Schiaffegiato dal mercenario di carne infantile all'ultimo turno di un giorno che muore. Infanzia negata e recisa, infangata per amore di troppa violenza. E il mondo tace. Si indigna, ma tace. Lascia cogliere fiori non ancora sbocciati e confusi con merce di scambio.
In molti paesi in via di sviluppo l'amore è un contratto senza sentimenti. La paura sostituisce l'emozione e la prima notte di nozze diventa l'incubo ricorrente di bambine di appena sei anni. Il loro «no» non conta, anche se urlato con gli occhi di uno sguardo inconsapevole. Perso nel vuoto. Contano le tradizioni, l'ignoranza e la parola di famiglia. Il bisogno di mangiare.
Donne in fasce senza istruzione, si ritrovano sole davanti a problemi di salute dovuti a rapporti sessuali troppo precoci. Rottura dell'utero, prolasso uterino. Tante perdono la vita per complicazioni durante il parto. E si vergognano per l'urina che non riescono a trattenere. Hanno fistole vescico-vaginali causate, il più delle volte, dalla pressione della testa del feto o da una mancata assistenza medica nel periodo di gravidanza. Vengono abbandonate dai mariti e da quelle stesse famiglie che ne svendono corpo e anima. Arrossiscono per la loro incontinenza e restano isolate perché il cattivo odore rende difficile la convivenza. Acqua e sapone, nelle zone povere, sono un lusso che non tutti possono permettersi.

In India le «nozze bambine» vengono celebrate all'alba, di nascosto. Sono illegali, ma molto frequenti, e coinvolgono spose con meno di cinque anni. Le lacrime bagnano il velo che circonda il loro volto. Non hanno occhi per guardare negli occhi il futuro marito. Uno sconosciuto molto più grande, qualche volta vedovo, qualche altra violentatore. In Etiopia spesso le bambine vengono stuprate e poi reclamate come mogli.

È il viaggio della mortificazione. E della vergogna dell'uomo che diventa animale. Nonostante la ragione.
Le fotografie, del premio Pulitzer Stephanie Sinclair, sono state tratte dal sito della National Geographic.
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