Me piden que
cuente sobre nuestra identidad. Sobre aquello que nos identifica: nuestra
esencia, lo que define nuestra amada nacionalidad. Es tan difícil y tan fácil a
la vez, y aquí vamos con la primera característica: contradictorios. Nosotros argentinos somos contradictorios! Tenemos un alma dual que bebe en una misma
copa las alegrías y las tristezas.
Argentina, paesaggi |
Somos
venales, apasionados - lo dije sí, pero lo repito -, olvidadizos de nuestra
propia historia. Tendemos a cometer una y otra vez los mismos errores
históricos sin aprender de ellos. Intolerantes con lo superfluo, demasiado
tolerantes y blandos con la corrupción política que nos persigue como una sombra.
Solidarios hasta extremos inimaginables, unidos en las vicisitudes
cotidianas y en las tragedias sociales.
Dulce de leche |
Pecamos de
soberbios, creemos a menudo que hemos inventado la solución a cada problema.
Amamos el fútbol, los asados, el mate, el dulce de leche, las reuniones
familiares, los cafés compartidos con amigos. Nos enorgullecemos de la vastedad
de nuestra tierra, un mosaico de paisajes diversos que el mundo de a poco y con
la inevitable globalización está conociendo: llanuras inmensas y fértiles,
valles luminosos, montañas que quitan el aliento, sierras y arroyos dulces, cataratas
únicas que son patrimonio de la humanidad, glaciares azules, Patagonia mística.
Tango argentino |
El mate |
Tenemos la
virtud de la hospitalidad, nos encanta recibir gente en casa y haremos lo
imposible por homenajearlos y agradarles. Tenemos el defecto de la
improvisación, desde nuestros gobernantes hasta el último de los comunes
ciudadanos, somos improvisados y actuamos muchas veces sin pensar y por
instinto. En la Argentina de los argentinos predomina el sentimiento antes que
la racionalidad. Alguien dijo alguna vez que el argentino siente, luego existe,
parafraseando a Descartes.
Argentina, paesaggi |
Traduzione di Anna Maria Colonna
Mi chiedono
di parlare della nostra identità, di quello che ci identifica: la nostra
essenza, ciò che definisce la nostra amata nazionalità. È tanto difficile e
tanto facile, alle volte. Mi soffermo sulla prima caratteristica: contradditori.
Noi argentini siamo contraddittori! Abbiamo un’anima sdoppiata che beve dalla
stessa coppa allegria e tristezza.
Siamo figli
di un paese giovane, di poco più di duecento anni come nazione indipendente.
Eredi di un crogiuolo di etnie, di cui l’immigrazione ha lasciato una traccia
indelebile, profonda, inevitabile. Molti di noi sono figli o nipoti di italiani
(o spagnoli), paesi dai quali i flussi migratori hanno abbondato. Allora,
se amiamo appassionatamente questa terra benedetta, generosa ed estesa (molto),
partecipiamo (con lo stesso amore) a quella straniera dei nostri padri. Siamo
scesi dalle barche, ricevendo anche il legame indigeno, che oggi, dopo
secoli di dimenticanza, rivendichiamo. È una fusione appassionante e
sanguigna.
Siamo venali,
appassionati - l’ho già detto, però lo
ripeto - dimentichi della nostra storia. Tendiamo a commettere una o più volte
gli stessi errori storici senza imparare da quelli del passato. Intolleranti
con il superfluo, troppo tolleranti e morbidi con la corruzione politica, che
perseguiamo come un fantasma. Solidali fino agli estremi inimmaginabili, uniti
nelle vicissitudini quotidiane e nelle tragedie sociali.
Pecchiamo di
superbia, crediamo spesso di avere la soluzione ad ogni problema. Amiamo il
calcio, l’arrosto, il mate, il dolce di latte, le riunioni familiari, il caffè
condiviso con gli amici. Ci inorgogliamo per la vastità della nostra terra, un
mosaico di paesi diversi che il mondo, da poco e con la inevitabile
globalizzazione, sta conoscendo: pianure immense e fertili, valli luminose,
vette che tolgono il respiro, catene di monti e dolci ruscelli, cascate uniche
che sono patrimonio dell’umanità, ghiacciai azzurri, Patagonia mistica.
Abbiamo
registrato e continuiamo a registrare glorie in tutte le discipline artistiche,
nella letteratura, nello sport, nella scienza. Ci costa distaccarci dal gruppo,
ma individualmente siamo una fonte inesauribile di talenti in tutti i campi.
Abbiamo dato al mondo un gesuita che è a capo della Chiesa e che la sta trasformando
in poco tempo, con il suo nome e con atteggiamenti di umiltà che ricordano il
poverello di Assisi. Abbiamo eventi di folklore nelle province e il tango di
Buenos Aires, che ci pervade di nostalgia (siamo irrimediabilmente nostalgici).
Amiamo il buon cibo e godiamo di una cucina che, a forza di tanti flussi
migratori, è diventata cosmopolita e varia.
Possediamo
la virtù dell’ospitalità, adoriamo ospitare persone in casa e facciamo il
possibile per omaggiarle e per compiacerle. Abbiamo il difetto dell’improvvisazione,
siamo improvvisatori, a partire dai nostri politici fino all’ultimo dei comuni
cittadini, e agiamo molte volte senza pensare o per istinto. Nell’Argentina
degli argentini predomina il cuore sulla ragione. Qualcuno una volta ha detto che
l’argentino sente, dunque esiste, parafrasando Cartesio.
L’argentino
conta molto su se stesso e, pur essendo stato maltrattato politicamente, sente
speranza, sente che qualcosa è ancora possibile. Siamo soliti dire che abbiamo
tutto per essere una grande nazione, ma non siamo capaci di trasformare le parole in fatti. L’argentino, da poco, sta imparando ad essere critico con se stesso,
con l’intenzione di correggere i suoi errori. Essere argentino è andare via
mille volte dal paese con il cuore partito per mille crisi politiche ed
economiche diverse, e tornare altre mille in questa terra che attrae con un
magnetismo affascinatore. Essere argentino è una avventura meravigliosa, è una
condizione che riempie il cuore di orgoglio e di emozione alla vista di un simbolo
patrio azzurro e bianco. Difficile da spiegare, molto più facile da sentire.
Colonna sonora: Madonna, Don't cry for me Argentina
Colonna sonora: Madonna, Don't cry for me Argentina
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