giovedì 24 luglio 2014

Capo Vaticano, le parole del mare

di Anna Maria Colonna
terrenomadi@gmail.com

Il mar Tirreno accarezza la Costa degli dei regalandole sfumature di insoliti colori. Viaggio a Capo Vaticano (VV), una delle più suggestive località della Calabria.

Il mare di Capo Vaticano
© Anna Maria Colonna
Parto nel cuore della notte, guidata dalla luce delle stelle. Una gioia nuova mi condisce l’anima. È l’euforia che accompagna ogni viaggio. L’aria è fresca. La strada, deserta. La città parla col suo silenzio. Il buio avvolge ogni cosa rendendola irriconoscibile. Ho tra le mani itinerari di carta. Con lo sguardo inseguo tragitti, con la mente dipingo mete. Impiegherò circa sette ore per arrivare a Capo Vaticano (VV), la mia destinazione. L’alba dai colori chiari illuminerà il mare mostrandomi i suoi insoliti riflessi.

La costa di Capo Vaticano
© Anna Maria Colonna


Il percorso è lungo, ma voglio viverlo. Il sonno scompare. Lo sguardo si posa sui paesaggi calabresi e su un cielo dalle mille sfumature. Emozioni. Qualsiasi viaggio regala emozioni. Raccolte su un foglio. Sorprese da una macchina fotografica. Persa nei pensieri, non mi accorgo di essere giunta a destinazione.



Mi chiedo quali mani abbiano creato tale incanto. Il mare di Capo Vaticano è incontaminato. I suoi colori possiedono una luce particolare. È come se il sole li avesse imbevuti di splendore. Una sabbia fatta di granelli di tempo accarezza l’acqua.



Il mare di Capo Vaticano
© Anna Maria Colonna
Situato tra il golfo di Sant’Eufemia e quello di Gioia Tauro, l’altopiano del Poro, che ospita il promontorio di Capo Vaticano, appartiene alla cosiddetta Costa degli dei. Spiagge bianchissime e scogliere a strapiombo sul mare caratterizzano un paesaggio che non può lasciare indifferente alcun visitatore. Lo scrittore veneto Giuseppe Berto, affascinato dalla località, appartenente al comune di Ricadi, decise di trascorrervi il resto della sua esistenza: «…ecco, qui costruirò con le mie mani un rifugio di pietre e penso che in conclusione questo potrebbe andar bene come luogo della mia vita e della mia morte».


Il mare di Capo Vaticano
© Anna Maria Colonna
Ed è lo stesso Berto a spiegare l’origine del toponimo: «Penso che Capo Vaticano si chiami Vaticano per la stessa ragione per cui un colle di Roma si chiama alla stessa maniera: sacerdoti e indovini vi andavano a scrutare il futuro, basandosi sul volo degli uccelli e altre cose. Duecento metri al largo della punta c'è uno scoglio chiamato Mantineo, e in greco manteuo significa comunicare con la volontà divina. Il Capo era un posto sacro, e lo è ancora, nonostante tutto». Secondo un’altra tradizione, il nome farebbe riferimento alla grotta che ospitava un oracolo, Manteco, al quale si rivolgevano i naviganti.

Capo Vaticano, tramonto sul mare
© Anna Maria Colonna
La gente del posto è cortese e affabile. Mi indica luoghi da visitare. Piccoli segreti da scoprire. Come la tipica cipolla rossa, la cui dolcezza è dovuta alle proprietà del terreno di Capo Vaticano.


L’acqua scintilla. Il cielo pure. Il vento canta. Il faro fa eco. Costruito nel 1870, sorge a circa 99 metri sul livello del mare ed è visibile da una distanza di 23 miglia. Da lassù ammiro un bellissimo tramonto sull’isola di Stromboli e noto come alcune spiaggette siano raggiungibili solo via mare.

Parte di questo tesoro, ora, appartiene a me. In riva ad un’immensa distesa color dell’aria, ascolto l’acqua che mi culla i pensieri. In balia di onde che collezionano pietre.


Il mio viaggio. Ma questo è solo l’inizio.

Di seguito, un video che mostra la Costa degli dei.

 















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