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La campagna modenese sullo sfondo, gli anni Settanta e Ottanta tra le pagine ingiallite di vecchi calendari. Fotografie e pennellate
raccontano i «viaggi randagi» di Franco Guerzoni e di Luigi Ghirri,
due artisti italiani che con l’arte hanno cercato di riportare alla luce il
passato e i suoi frammenti.
Immagini inedite e tecniche inconsuete faranno da
scenario alla mostra che verrà inaugurata il 9 ottobre, alle 18, alla Triennale di Milano.
Franco Guerzoni, Studio per un pavimento imbottito (1970), foto di Luigi Ghirri |
Per quasi un decennio, negli anni Settanta, Ghirri (Scandiano,
1943 - Roncocesi, 1992) e Guerzoni (Modena, 1948) hanno condiviso l’entusiasmo e
le incertezze dei loro primi esperimenti. Insieme hanno assaporato
il fascino del paesaggio emiliano, fatto di aie, di case abbandonate, di ruderi, ma
anche di edifici industriali e di cantieri che amavano perlustrare da cima a fondo.
Quotidianamente.
Franco Guerzoni |
Di tali esplorazioni restano centinaia di scatti inediti che
Ghirri realizzava per Guerzoni perché costituissero la base delle sue opere d'arte contemporanea. In
quegli anni Guerzoni ha usato solo alcune delle fotografie. Tutte le altre,
conservate nell’archivio personale, sono ora state tirate fuori dal cassetto e
raccolte nella mostra milanese, dal titolo Nessun
luogo. Da nessuna parte - Viaggi randagi.
L’esposizione, che rimarrà aperta al pubblico fino al 9
novembre, nasce parallelamente al libro di Guerzoni «Danza doppia - Viaggi
randagi con Luigi Ghirri», racconto dell'amicizia e della collaborazione tra
i due artisti negli anni delle loro peregrinazioni.
Durante l'evento verranno presentati anche due grandi
strappi d’affresco capaci di contenere - lungo i bordi o al proprio interno -
alcuni scatti di Ghirri che, stampati su gesso o carta sottile, acquistano lo spessore di frammenti e rovine.
Luigi Ghirri |
Ruderi, archeologie senza restauro, abbandoni
faranno da fulcro narrativo di tutta la mostra, viaggio di due amici «vicini
in una comune ricerca sull’immagine».
L'esposizione, curata da Davide Ferri, è frutto della collaborazione tra la Triennale di Milano, Skira Editore e Nicoletta Rusconi Art Projects.
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