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Il Giappone è un Paese affascinante e, al tempo spesso,
impenetrabile. Dopo cinque anni trascorsi a contatto con la società nipponica,
Angela Terzani Staude racconta la sua esperienza nelle pagine di un diario.
Spesso capita di imbattersi in libri che, pur essendo stati
scritti diversi anni fa, sembrano richiamare gli avvenimentin più recenti. Le parole possono assumere altri significati se lette alla luce di
una riflessione che è la realtà stessa ad incoraggiare. Penso a Tiziano Terzani
e mi viene in mente il Giappone devastato dal terremoto e dallo tsunami. Pochi
minuti per spazzare via non solo edifici e oggetti, ma anche certezze, sogni e
speranze. Nella partita giocata con la Natura, l’Uomo perde, restando solo.
«Si arriva in questo Paese per capirne gli uomini - scriveva
Terzani - ma la prima cosa che bisogna imparare è parlare con le sue macchine».
Nel 1985 fu inviato come corrispondente a Tokyo, dove rimase per cinque anni.
Per lui «l’inquietante Giappone» rappresentava una sorta di «abisso» con il
quale non era riuscito a stabilire l’intesa sperata. Quella necessaria ad
entrare in sintonia con un luogo per viverlo fino in fondo.
Anche la moglie, Angela Terzani Staude, racconta la società
nipponica nelle pagine di un diario dal titolo Giorni giapponesi. La sua
penna assorbe la quotidianità di un Paese osservato attraverso meccanismi
complessi, affascinanti e, a tratti, impenetrabili. «Al Giappone non avevamo
mai pensato - scrive - perché in qualche
modo era come fuori dell’Asia che c’interessava, ma, per poter prendere una
decisione basata su dati concreti, andammo a passare due settimane a Tokyo.
Tornammo scioccati». Pochi giorni «per capire che il Giappone non era certo un
paese in cui uno sogna di vivere. Ci rendevamo però conto che il Giappone è
anche un paese in cui sarebbe opportuno vivere perché quanto vi accade
determinerà in qualche modo il nostro futuro e quello dei nostri figli».
Cinque anni intensi, durante i quali l’autrice sottolinea di
aver vissuto il Giappone «dall’interno». Un’esperienza ricca di incontri, di
visite, di itinerari rivelatori, di letture, di riflessioni. Il dipinto che ne
risulta non contiene tonalità vivaci. Prevalgono le sfumature del dubbio e
della perplessità di fronte ad un mondo che, ai suoi occhi, appare efficiente
e, al tempo stesso, desolato. Non mancano, nel libro, dettagliate descrizioni
di consuetudini lontane da quelle occidentali. Angela Terzani Staude si
sofferma, incuriosita e sorpresa, sulle contraddizioni di un Paese ancora in
parte inesplorato.