di Anna Maria Colonna
L’accoglienza
dei genitori di Stephanie mi ricorda il pranzo con loro lo scorso anno, una
piacevole domenica in compagnia tra un impegno scolastico e l’altro. Li
riabbraccio e vedo spuntare la macchina azzurrina di Stef, come la chiamo io.
Emozioni così le provi solamente quando sai che un’amica conosce di te più i
silenzi che le parole. E le parole continuano ininterrottamente per tutta la
serata, davanti alle nostre pizze castagne e nocciole e ai dolci di mele,
mandorle e cioccolato. Meravigliosamente... viaggio nella vita...
L’incursione
nella fabbrica di confetti Pelino è stata un dolce toccasana, anche per
l’abbraccio della signora Pina. Le distanze non sono sempre burroni. Possono
tracciare ponti anche tra persone che si conoscono appena. Il profumo di
zucchero delizia il mio naso, difficile resistere alla tentazione.
Nel cielo,
nemmeno una nuvola. Il tempo stamattina rispecchia il mio umore. Rifletto.
Viaggiare è tracciare sentieri, ritrovare la parte più vera e più bella di se
stessi e degli altri.
Piove,
eppure c’è il sole. Un temporale di quelli estivi, intensi e brevi. Scoppi
improvvisi e passeggeri. Lasciano il tempo che trovano. «Ma è scemo questo tempo?!?», esclama una
signora mentre si ripara sotto un balcone. «Troppa neve, troppa pioggia, adesso
arriva l’estate, non può continuare mica a piovere!». È vero, non può piovere
per sempre.
La mattinata con Ivano è trascorsa
veloce, tra una fotografia e l’altra. Ripercorro con la penna volti e scorci di
Pacentro, uno dei borghi più belli d’Italia, a pochi chilometri da Sulmona. Il
panorama è mozzafiato da lassù. Ivano conosce il posto, mi fa notare che i
numeri civici in terracotta hanno colori diversi a seconda delle zone in cui si
trovano le abitazioni. Riprendiamo il gruzzolo di case del borgo da diverse
angolature. Le sfumature vive della bella stagione rendono preziosi gli scatti.
Le viuzze sono abbellite ovunque da fiori e lampioncini. Le fontane danzano al
suono dell’acqua e fanno da bussola verso le piazzette arroccate tra i pendii.
La chiesa di Santa Maria della Misericordia, in piazza del Popolo, è chiusa, ma dalle vetrate si riesce a vedere l’interno. Sbircio e catturo le trasparenze intarsiate di una finestra. Poi stringo la mano a Ferdinando, lo scalpellino di Pacentro che, con coraggio, sta portando avanti il mestiere ereditato dal nonno. Nella sua bottega modella ogni giorno la pietra bianca della Majella, dandole forme di animali, piante, uomini. Volti e incontri, inevitabilmente. Ad ogni viaggio. Ivano mi fa notare lo stemmario dei fondatori e dei personaggi storici di Pacentro esposto sulla parete esterna di un palazzo. L’elenco è lungo diciannove stemmi e sculture.
Poi, ancora, incontri. Questa volta
con Franca, presepista. Parla della sua arte e racconta del desiderio di
testimoniare il passato attraverso le «mammuccje». Incuriosita, chiedo di
spiegare. «Sono statuine in terracotta che mostrano, negli abiti e nei gesti,
le tradizioni agropastorali a cui il nostro territorio è legato». Riconosco le
donne di Scanno proprio dagli abiti. E penso a quanto sia bello e naturale
valorizzare un luogo, un’usanza, una persona quando vengono tirati in ballo i
sentimenti. Quelli più profondi. Spesso le cose nascono già con
l’intenzione che debbano finire.
Qui la prima parte degli appunti di viaggio, qui la seconda, qui la terza.
Continua lunedì 22 giugno.
Colonna sonora: Evynne Hollens, Over the rainbow
Scorci di Pacentro, uno dei borghi più belli d'Italia
Piazza del Popolo |
Santa Maria della Misericordia |
Ferdinando, scalpellino |
Franca, presepista |
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