domenica 9 dicembre 2012

Porto in Puglia la prima neve di Sulmona

di Pietro Colonna
colonna-pietro@libero.it 

Sulmona, verso il ponte Capograssi
Ogni volta che sto per partire, ogni volta che c’è da affrontare un viaggio, mi vengono in mente le scene che Sean Penn ha girato in «Into the wild». Non so per quale preciso motivo, ma qualunque sia la destinazione, qualunque sia la distanza necessaria a raggiungerla, sento la felicità che Emile Hirsch riesce a trasmettermi quando si ritrova nelle terre selvagge, a contatto con la natura. Quel modo, quella maniera di assaporare la vita, quella pienezza che ti fa spalancare le braccia d’istinto davanti al paesaggio, quasi un impeto, come a volerne risucchiare l’energia… quell’idea di libertà, di forza… soltanto quella mi fa sentire davvero vivo. Per tale motivo considero Christopher McCandless un mio grande amico. Ne ho adottati un sacco così, anche se, probabilmente, lo so soltanto io. Può sembrare assurdo, ma non importa. Ci sono legami che prescindono dagli incontri fisici. Sì, credo molto in questo.



Sulmona, piazza Garibaldi
Ore 15 circa. Partenza da Bari. Direzione Sulmona, provincia de L’Aquila, verso le maestose montagne della Majella, in terra d’Abruzzo. Il tragitto è piacevole, lo zaino stracolmo. Due signore bolognesi che viaggiano nello scomparto del treno con me, raccontano dei tortellini e delle infinite declinazioni che potrebbe assumere il pranzo natalizio. Il tempo passa in fretta. Leggo qualche poesia di Bukowski. Senza accorgermene, mi ritrovo a Pescara. Coincidenza presa al volo, una corsa tempestiva. Linea Roma Termini. Tra meno di un’ora sarò da mia sorella. Mi siedo davanti ad una ragazza. Stavolta non si parla di tortellini, ma di arrosticini. Ok, a questo punto ho fame. 

Chieti, Scafa, Popoli, Pratola, Sulmona. La temperatura è gelida. Dov’è mia sorella?! Destra, sinistra, eccola! Sorriso a trecentosessanta gradi, che bello riabbracciarla! Ci siamo. 
«Vieni, andiamo a casa!», mi dice. Io la seguo, ho già gli occhi su ogni cosa. «Ok, è qui, siamo arrivati». Piccola e accogliente, c’è tutto quel che serve, senza fronzoli, come piace a me! La stanza è bella, ricorda vagamente il dipinto di Van Gogh, quello della sua camera, ma con qualche sciccheria natalizia improvvisata qua e là. Lascio lo zaino, mi sento leggero.



Sulmona, corso Ovidio
«Andiamo, non c’è tempo da perdere!».

«Non vuoi neanche riposare un po’?».

«Andiamo, forza! Riposerò dopo».


La temperatura scende ancora, ma lo spettacolo offerto da piazza Garibaldi rende ridicolo il freddo. È buio. Sullo sfondo, dietro le case, intravedo qualcosa di imponente, ma non riesco a capire. Proseguiamo verso il palazzo dell’Annunziata. Le luci delle strade illuminano i passanti, muniti di guanti, sciarpe e cappelli. La struttura urbana avvicina le abitazioni, quindi le persone. Andiamo a mangiare. Bene, era ora! Si respira un’aria serena, ospitale e, intanto, il mio sguardo ritorna a frugare nell’orizzonte, oltre la vetrina del pub. Stavolta percepisco una vetta. Poi, di conseguenza, una distesa immensa. Toglie il fiato!




Sulmona, palazzo dell'Annunziata
Ottimi davvero gli arrosticini, meritano una diffusione spassionata e sincera!

«Rientriamo, si è fatto tardi».

«Chissà com’è di giorno».

«Domani vedrai».

«Ok, notte».

«Notte».












L’indomani…

Sulmona, passi nel Centro storico
Sulmona, palazzo dell'Annunziata
Sulmona, corso Ovidio
Sulmona, corso Ovidio 











Sulmona, villa comunale
Sulmona, villa comunale
Sulmona, villa comunale
Sulmona, villa comunale
Sulmona, dal ponte Capograssi
Sulmona, dal ponte Capograssi
Sulmona, dal ponte Capograssi
Sulmona, piazza Garibaldi
Sulmona, piazza Garibaldi
Sulmona, piazza Garibaldi







Nessun commento:

Posta un commento