Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza. In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l'uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l'uomo deve poter viaggiare (Tarkovskij).
domenica 17 marzo 2013
Rocca Calascio in bianco, un altimetro per misurare le emozioni
Raccolgo e misuro le emozioni con l’altimetro, mentre
rimangono impigliate nei pensieri. Negli sguardi. Ho in mano un dépliant preso
dal bancone del bar. «Senza musica la vita sarebbe un errore». Le parole di
Friedrich Nietzsche spiccano sullo sfondo nero della prima paginetta. A quasi
1500 metri d’altezza si percepisce una musica diversa dalle altre. Quella della
natura, scritta sullo spartito della vita stessa.
Rocca Calascio (Aq), sabato pomeriggio. Il cielo è inzuppato
di luce, nonostante la colonnina del termometro segni diversi gradi sotto le
zero. Le nuvole fanno a gara per occupare il posto migliore, ad un soffio dalle
vette. L’aria gioca con il vento. È leggera, come i passi silenziosi sul manto
di neve che copre il percorso. I ruderi del castello medievale spiccano sull’altura,
ma vederli da vicino crea un effetto magico. Senza tempo. Bisogna salire.
Rocca Calascio (Aq), chiesa di Santa Maria della Pietà
Seguiamo le impronte già lasciate sulla coltre bianca, ma in
alcuni punti la neve è intatta. Distesa sulla terra come se fosse una coperta
sul letto appena rifatto. In lontananza le montagne sembrano sorreggere
frammenti di cielo. Macchie di verde colorano il cammino, che conduce alla
chiesa di Santa Maria della Pietà, risalente ai secoli XVI-XVII. Si racconta
che sia stata costruita dalla popolazione locale, scampata ad un gruppo di
briganti. Tutto è ignoto. E sorprende. La neve, a cui non eravamo preparati. La
rocca, imponente e sospesa. Il panorama, da togliere il fiato. L’edificio
sacro, solitario eppure così familiare. Inseguiamo il pomeriggio senza conoscere
dove ci condurrà.
Per il freddo, l’acqua si trasforma in lastre di ghiaccio. Un
cane guida i curiosi, mostrando gli scorci più belli del panorama circostante. Abruzzo.
Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, a pochi chilometri da Campo
Imperatore, sulla valle del Tirino e l’altopiano di Navelli. La natura osserva
la natura. Bisogna tornare bambini per riconquistare lo stupore nascosto dai
ritmi serrati della quotidianità adulta. Fermarsi. Riprendere fiato. Riprendersi
il tempo. Provare ad immaginare la vita quassù, quando il castello era abitato.
Intorno all’anno Mille, quando sembra che la torre principale sia stata
costruita.
Le sensazioni e le emozioni passano dalla testa al cuore. Lo
sento battere ad ogni passo. Nella salita, così come nella discesa. Anche
davanti ad un sentiero chiuso che costringe a rifare il giro, riportandoci
sulla neve. E penso alla frase pronunciata da Phillipe Gaston in «Ladyhawke»,
il film di Richard Donner girato proprio a Rocca Calascio: «Queste sono cose magiche, sono cose
misteriose». Inspiegabilmente lasciano il segno.
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