Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza. In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l'uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l'uomo deve poter viaggiare (Tarkovskij).
domenica 19 maggio 2013
Guardiagrele e Bucchianico, nel paese di pietra... a pochi passi dai fiori di carta
Abruzzo. Una terra bellissima, selvaggia, contraddittoria, ma, allo stesso tempo, generosa e fiera, a
tratti ripiegata su se stessa e assoggettata alle calamità naturali. Brutalmente distrutta, eppure solare ed enigmatica, entusiasta e gentile. L’ho
conosciuta visitando L’Aquila quando era ancora integra. Sono stata
fortunata! L’ho rincontrata quando mia figlia si è iscritta all’Università di
Chieti. Il destino mi ha condotto a riscoprirla per lavoro, quando ho
soggiornato con venticinque alunni nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, a Pescasseroli. Mi ha
letteralmente affascinato. Paesaggi sospesi nel tempo, a tratti immutati,
incantevoli nella quasi incontaminata bellezza. Abitanti gentili, premurosi, solleciti, ospitali, con la tipica umanità
che contraddistingue chi ha molto sofferto, capendo quanto tutto, a questo
mondo, sia effimero e vano. Con la dignità di chi sa risollevarsi dalle
sconfitte più dure, quelle della storia e della natura.
Incontrare gli
abitanti è sempre una cosa unica e speciale. Riescono subito ad intuire con chi
hanno a che fare. Se la percezione è positiva, sono persone straordinarie,
mettono a disposizione tutto ciò che possiedono facendoti sentire parte del loro
mondo. Una sensazione che difficilmente si prova in altre regioni che ho avuto occasione di conoscere.
Ho visitato Guardiagrele e Bucchianico, distanti alcuni chilometri da
Chieti. L’ingresso a Guardiagrele è
segnato da una citazione di Gabriele D’Annunzio: La città di pietra risplendea al sereno di maggio. Parole più
che mai vere. Maggio. La visita è accompagnata da una pioggerella sottile, che rende lucide e
splendenti le foglie degli alberi della villa comunale. Dall’affaccio
panoramico c’è una vista superba del territorio circostante. I prati brillano e abbagliano, è ora di pranzo, in giro silenzio. Scatto fotografie a ciò che mi colpisce di più.
La fierezza del popolo
emerge dagli stemmi di antiche ed insigni famiglie nobiliari o che hanno
contribuito a migliorare il destino della città. Mi cattura la dignitosa
bellezza dei balconi fioriti e ben curati, delle tendine ricamate alle
finestre, il senso di pulizia che traspare dalle pietre delle case. Appena si solleva lo sguardo, sullo sfondo non passano inosservate le montagne a
tratti imbiancate della Maielletta. Un luogo straordinario per trascorrere dei
giorni sereni, lontani dal caos e dallo stress. Per perdersi nella contemplazione
riposante di un cielo limpido, interrotto solo dai picchi e dalle gobbe
ondulate della montagna.
Bucchianico è
arroccato su una collina. All’ingresso del paese ci accolgono una piazzetta e un
edificio lugubre e in disuso, che non si armonizza per niente con l’architettura
delle altre costruzioni prospicienti, armoniose e pudiche. Ci fermiamo
perplessi a contemplare questo pugno nell’occhio. Ho scoperto, poi, che era un
ospedale psichiatrico, costruito dopo aver abbattuto l’antico castello. Usato pochissimo, poi abbandonato. Per
rifarci della visione, andiamo al bar a prendere un caffè. C’è anche un'assortita scelta di pasticcini, rustici e torte decorate con creatività.
Assaggiamo un dolce al cioccolato che, con orgoglio, il barista ci consiglia. È
molto gentile e risponde con sollecitudine alle nostre domande curiose. Ci parla del suo paese e dell'imminente
festa dei Banderesi, che si tiene il 19 maggio, con un fantastico corteo di carri e di canestri
colmi di fiori di carta, che le donne del paese preparano nel corso dell’anno. Nei giorni precedenti c’è una festa conclusiva, un grande banchetto per tutti
coloro che hanno lavorato all’allestimento dei carri e alla preparazione dei canestri. Una festa
che risale al 1200 e che racconta della vittoria ottenuta sulla città rivale, Chieti. Sarebbe
bello partecipare, ma, volendo, si può seguire su questo sito.
Girovagando tra le viuzze della
città, mi colpiscono i vicoli strettissimi come feritoie. Dagli affacci
panoramici, si intravede tutta la
maestosa bellezza del territorio circostante, con collinette e calanchi,
coltivazioni, fin dove lo sguardo spazia, arrivando a cogliere all’orizzonte la striscia del mare
Adriatico. La cittadina è famosa per aver dato i natali a San Camillo De
Lellis che, dal 1964, è diventato il patrono dell’Abruzzo e degli infermi. Alcune reliquie del Santo si conservano
nel santuario, meta di fedeli e devoti che chiedono la grazia o vengono per
sciogliere i voti.
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