Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza. In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l'uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l'uomo deve poter viaggiare (Tarkovskij).
lunedì 20 gennaio 2014
Le cottore di sant'Antonio, fra Trasacco e Collelongo
Fiaccole dal profumo casalingo dei camini riscaldano i
marciapiedi di Trasacco (Aq). È tardo pomeriggio, il freddo abruzzese
pungola le cottore fumanti per avere un piatto caldo di cicerocchi. Bancarelle
di dolciumi e di panini addobbano i crocicchi delle strade, ancora vestite di
luci e di decori natalizi. Per la festa del 16 gennaio, dedicata a sant'Antonio abate,
il paese non si lascia sfuggire nemmeno un particolare. I settemila abitanti di
questo borgo della Marsica celebrano insieme l'eredità del tempo. Poche luci
restano accese nelle abitazioni. Tutti passeggiano per strada, guidati dalla
musica e dagli odori buoni della tradizione. Sembra una serata di fine estate,
sebbene l'inverno abbia da poco messo piede nell'anno nuovo.
Qualcuno si ferma e aspetta i mascaritte, il gruppo di
cittadini mascherati che rievoca la lotta tra il diavolo e sant'Antonio,
salvato dall'arcangelo Michele. Nel corteo popolare spiccano i bellarridere,
due uomini che vestono i panni di moglie e marito. In passato, alcuni ragazzi
erano soliti inscenare la battaglia tra il bene e il male andando di casa in
casa e ricevendo, in cambio, formaggio, salami e manciate di spiccioli. Usanze
e rituali rurali consegnano al presente il folklore di questa intensa giornata,
che chiuderà i battenti a notte inoltrata.
Sacro e profano confondono gli orizzonti e i confini. Gli altarini con
l'immagine del Santo hanno cornici di arance, frutto tipicamente
invernale. Il vin brulé colora i bicchieri e non passa inosservata una schiera
di dolcipreparati dalle famiglie del
paese e distribuiti gratuitamente. Sul fuoco, grossi pentoloni in rame sbuffano
nell'aria gelida, bollendo per ore chicchi di granoturco. Sono le quattordici
cottore del paese, condite con la cordialità tipica degli abruzzesi. Spicca
quella grande del gruppo degli alpini, in piazza Matteotti. Le luci del giorno abbracciano
la sera con la cottora sotto le stelle, gara podistica a scopo benefico. Ai
piedi del Monte Alto, affacciata sulla piana del Fucino, svetta la vecchia
torre bizzarra e pittoresca, quadrata alla base ma tonda alla sommità. Essa -
scriveva l'artista inglese Edward Lear - domina l'ampio lago, con lo sfondo del Velino in
lontananza.
La nebbia ovatta il paesaggio, mentre sta per accendersi la
festa anche a Collelongo (Aq),paese di
circa millecinquecento abitanti ad una manciata di chilometri da Trasacco. Qui il Santo protettore degli
animali viene omaggiato fino all’alba del 17 gennaio. La parola d’ordine è
ospitalità. La gente del posto apre le porte delle proprie abitazioni per
offrire un piatto di cicerocchi bollenti a vicini e visitatori. Semplicemente acqua, sale e granoturco girato con
enormi cucchiai in legno. I pentoloni in rame fumano su
treppiedi sistemati nei camini e non per strada. Le case, addobbate con spighe,
arance, uova e frutta secca, diventano luoghi di un’aggregazione semplice e
genuina, proprio come succedeva in passato.
La fiamma che arde su due torcioni posti nelle piazzette del
paese apre le danze dei festeggiamenti. Originariamente erano tronchi di quercia cavi riempiti con legna secca, fiaccole giganti che continuano a fare luce sulla processione dedicata a sant'Antonio. Ogni cottora ha un nome. C’è quella degli amici e dei vicoli degli ebrei, la
casa del tempo, con gli abiti da sposa della nonna e le bambole di pezza a fare
da guida. E mentre qualcuno intona la tradizionale canzone del Santo,
qualcun altro racconta delle rescagnate. Alle sei del mattino del 17 gennaio,
da ogni casa in cui è avvenuta la cottura del granoturco, esce una giovane «rescagnata»,
cioè vestita con il costume tradizionale appertenuto addirittura alla bisnonna.
Ogni ragazza porta in testa un vaso di rame - la conca - abbellito con nastri e fiori e
contenente i cicerocchi da offrire al Santo. Da qualche anno le
conche e i costumi migliori vengono premiati.
La nebbia lascia il posto al fumo dei camini accesi e al
profumo di lunghe tavolate imbandite. Il gusto della tradizione parla un
linguaggio senza fronzoli. Quello silenzioso e instancabile della memoria.
Terre Nomadi ringrazia Americo Montanaro, assessore alle politiche sociali e all'urbanistica del Comune di Trasacco e presidente della sezione Unione italiana ciechi e ipovedenti della provincia aquilana. Guida fondamentale per la stesura di questo reportage.
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