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Strade che si incrociano, dividendo territori e destini.
Quante ne percorriamo ogni giorno? L’intimo bisogno di comunicare diventa
ricerca di sentieri su cui dirigere i propri passi. L’uomo incontra l’uomo per
strada, non dietro un computer. Conoscere significa guardare negli occhi. Con i
propri occhi. In passato, senza viaggio non c’era incontro. Questo accade anche
oggi, sebbene la moderna tecnologia permetta a chiunque, ed in qualunque
momento, di mettersi in contatto con il mondo.
L’uomo rimane sempre più solo. Con tante domande e poche
risposte. L’autenticità di un abbraccio non può essere sostituita dalla
luminosità di uno schermo. Si parla di vie telematiche. Ma la strada, quella
vera, è fatta di pietre e di polvere. Di asfalto nuovo o bucato. È su questa
strada che l’uomo può trovare se stesso senza smarrirsi. È qui che può
riconoscere le sue scarpe, consumate per il lungo tragitto. Solo camminando può
sapere e capire.
Ted Conover |
La strada spalanca orizzonti. Per Ted Conover ogni strada racconta
una battaglia. Lotte per il profitto, per la vittoria, per la scoperta e per
l'avventura, per la sopravvivenza e per lo sviluppo. Lotte per la vita.
Collaboratore del New York Times e del New Yorker, Conover ha viaggiato
tantissimo. Una storia on the road,
la sua. Esperienze raccolte in un libro dal titolo Le strade dell’uomo -
Viaggi nel mondo d’asfalto. Finalista per il premio Pulitzer nel 2001,
l’autore trasforma in parole le immagini viste e vissute. Sembra di ascoltarne
la voce mentre descrive ciò che sta avvenendo sotto i suoi stessi occhi.
E stupisce percepire fra le righe, così viva, l’attenzione
di Conover per il dettaglio. Una passione senza freni per la ricerca della
verità. Nel 1992, il giornalista americano si recò in Kenya dopo aver letto il
resoconto di una conferenza internazionale sull’Aids ospitata ad Amsterdam.
Voleva capire come stavano davvero le cose. Nell’articolo si accennava ad uno
studio secondo il quale gli autisti di
camion a lunga percorrenza probabilmente diffondevano la malattia frequentando
prostitute lungo le strade su cui facevano la spola, tra l’Africa centrale e la
costa orientale del continente. L’unico modo per sapere era andare lì. Conover
lo fece e racconta i risultati della sua indagine in uno dei sei reportage che
il libro raccoglie.
L’autore traccia sei strade, legando a ciascuna un tema.
Segue un carico di mogano attraverso le Ande peruviane fino al bacino
amazzonico, dove viene illegalmente tagliato. Cammina sul letto ghiacciato di
un fiume nel Ladakh. Si ritrova insieme ai soldati di pattuglia e ai lavoratori
pendolari in Cisgiordania. Fra gli eccessi del boom automobilistico in Cina. A
bordo delle ambulanze che sfrecciano nella città di Lagos, in Nigeria.
Conover indossa i panni di chi vive quotidianamente queste
storie. Solo così può raccontarle. E lancia un messaggio prezioso, che non deve
passare inosservato. La strada rappresenta la più antica via di comunicazione,
ma anche la più importante. È l’unica che permette all’uomo di incontrare davvero
se stesso.
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