lunedì 1 dicembre 2014

Le strade dell'uomo



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Strade che si incrociano, dividendo territori e destini. Quante ne percorriamo ogni giorno? L’intimo bisogno di comunicare diventa ricerca di sentieri su cui dirigere i propri passi. L’uomo incontra l’uomo per strada, non dietro un computer. Conoscere significa guardare negli occhi. Con i propri occhi. In passato, senza viaggio non c’era incontro. Questo accade anche oggi, sebbene la moderna tecnologia permetta a chiunque, ed in qualunque momento, di mettersi in contatto con il mondo.
                
L’uomo rimane sempre più solo. Con tante domande e poche risposte. L’autenticità di un abbraccio non può essere sostituita dalla luminosità di uno schermo. Si parla di vie telematiche. Ma la strada, quella vera, è fatta di pietre e di polvere. Di asfalto nuovo o bucato. È su questa strada che l’uomo può trovare se stesso senza smarrirsi. È qui che può riconoscere le sue scarpe, consumate per il lungo tragitto. Solo camminando può sapere e capire.

Ted Conover
La strada spalanca orizzonti. Per Ted Conover ogni strada racconta una battaglia. Lotte per il profitto, per la vittoria, per la scoperta e per l'avventura, per la sopravvivenza e per lo sviluppo. Lotte per la vita. Collaboratore del New York Times e del New Yorker, Conover ha viaggiato tantissimo. Una storia on the road, la sua. Esperienze raccolte in un libro dal titolo Le strade dell’uomo - Viaggi nel mondo d’asfalto. Finalista per il premio Pulitzer nel 2001, l’autore trasforma in parole le immagini viste e vissute. Sembra di ascoltarne la voce mentre descrive ciò che sta avvenendo sotto i suoi stessi occhi.

E stupisce percepire fra le righe, così viva, l’attenzione di Conover per il dettaglio. Una passione senza freni per la ricerca della verità. Nel 1992, il giornalista americano si recò in Kenya dopo aver letto il resoconto di una conferenza internazionale sull’Aids ospitata ad Amsterdam. Voleva capire come stavano davvero le cose. Nell’articolo si accennava ad uno studio secondo il quale gli autisti di camion a lunga percorrenza probabilmente diffondevano la malattia frequentando prostitute lungo le strade su cui facevano la spola, tra l’Africa centrale e la costa orientale del continente. L’unico modo per sapere era andare lì. Conover lo fece e racconta i risultati della sua indagine in uno dei sei reportage che il libro raccoglie.

L’autore traccia sei strade, legando a ciascuna un tema. Segue un carico di mogano attraverso le Ande peruviane fino al bacino amazzonico, dove viene illegalmente tagliato. Cammina sul letto ghiacciato di un fiume nel Ladakh. Si ritrova insieme ai soldati di pattuglia e ai lavoratori pendolari in Cisgiordania. Fra gli eccessi del boom automobilistico in Cina. A bordo delle ambulanze che sfrecciano nella città di Lagos, in Nigeria.

Conover indossa i panni di chi vive quotidianamente queste storie. Solo così può raccontarle. E lancia un messaggio prezioso, che non deve passare inosservato. La strada rappresenta la più antica via di comunicazione, ma anche la più importante. È l’unica che permette all’uomo di incontrare davvero se stesso.

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