di Anna Maria Colonna
annamaria9683@libero.it
Ogni uomo vive il rapporto con un luogo diverso dalla sua quotidianità in maniera molto personale. C’è la curiosità della scoperta o il desiderio di tornare «a casa» quanto prima. Quell’irrefrenabile spinta a conoscere e a spalancare confini può diventare anche chiusura. Tanti direbbero che è solo questione di adattamento. Soprattutto quando lavoro e studio costringono ad andare altrove. Per abbracciare orizzonti bisogna amare la strada. Ma prima della strada, occorre amare il mondo. La consapevolezza che nei paesaggi, nei paesi e nelle città si nasconde sempre una goccia di bellezza spinge ad andare oltre. A costruire la propria casa ovunque, anche se solo per pochi giorni.
Nelle pagine del libro di Adam Gopnik «Da Parigi alla luna»
si riesce a percepire la passione dell’autore per la scoperta. La sua curiosità
verso ogni singolo dettaglio. Sensazioni che scorrono fra le righe, nel
racconto di un’esperienza che rapisce. Corrispondente dalla capitale francese
per il «New Yorker», Gopnik trascorre cinque anni nella Ville Lumière insieme
alla moglie Martha e al figlio Luke.
Da New York a Parigi, il giornalista americano non teme il
confronto fra due culture totalmente differenti. Anzi, lo vive nell’intimità
dei café, dei parchi, dei musei, della quotidianità francese. Una quotidianità
che l’autore fa sua per comprenderla fino in fondo.
Lo scrittore svizzero Alain de Botton definisce quello di
Gopnik «il più bel libro sulla Francia scritto negli ultimi anni». Non si può
tracciare il ritratto di un luogo senza percepirne l’essenza. Senza ascoltare i
suoi silenzi e le parole che sussurra.
Che cos’è che rende così bella Parigi? «L’intreccio di lei e
te», risponde l’autore quasi sottovoce. La città delle «intricate ed
improvvisate esperienze» diventa uno scrigno aperto. Al di là della minuscola
arcata di rue de Seme e di fronte all’imponente Institut de France. Che cos’è
che rende meravigliosa la capitale francese? «Il passaggio dal grande al
piccolo». Anche il lettore deve essere preparato a farsi piccolo, «a vivere, ad
arrancare, a chinare la testa per la malinconia e poi a sollevarla» per
cogliere quel misterioso, eppure affascinante, passaggio.
Colonna Sonora: Vanessa Paradis, La Seine
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