domenica 3 febbraio 2013

Tivoli, nelle viscere della terra

di Anna Maria Colonna
annamaria9683@libero.it


Belvedere sulla villa di Manlio Vopisco © Anna Maria Colonna
È primo pomeriggio quando arrivo a Tivoli (Rm). Il sole gioca a nascondino con le nuvole, ma l’aria calda accarezza ogni angolo della città. Numerosi turisti passeggiano per le vie del borgo antico. Li riconosco dagli sguardi attenti a cogliere tracce e segni del tempo. Anch’io cerco qualcosa. Villa Gregoriana, nel cuore di Tivoli, unisce la maestosa bellezza di una natura selvaggia all’opera creata, attraverso i secoli, dalle mani dell’uomo.



Il fiume Aniene © Anna Maria Colonna
Scorci di questo incantevole paesaggio sono stati dipinti da innumerevoli artisti e ripresi, nelle loro opere, da poeti e scrittori. Fra Settecento ed Ottocento, diversi viaggiatori non hanno potuto fare a meno di soffermarsi su tali scenari, rapiti soprattutto dall’impeto della grande cascata dell’Aniene. Un fiume «delizioso», secondo Plinio il Giovane, ma pronto a scatenare grandi «sciagure». L’acqua abbraccia tutto il parco. A tratti scivola lenta tra rocce e piante. A tratti scorre violenta, per gettarsi, improvvisamente, nelle braccia dell’aria.

Resti archeologici lungo il percorso © Anna Maria Colonna
Villa Gregoriana fu voluta da papa Gregorio XVI dopo la deviazione del millenario fiume Aniene. Il corso d’acqua aveva più volte distrutto, con le sue piene, il territorio circostante. L’ennesima, disastrosa piena si ebbe nel 1826. Lo Stato Pontificio intervenne per cercare una soluzione definitiva. Fu bandito un concorso europeo a cui parteciparono numerosi ingegneri, non solamente italiani. Ma dei ventitré progetti presentati, nessuno produsse soluzioni convincenti. L’ingegner Clemente Foschi propose, allora, di realizzare un doppio traforo nel monte Catillo per convogliare le acque dell’Aniene sul lato opposto della città, dando vita alla Grande Cascata. La stessa che si può ammirare ancora oggi all’interno di Villa Gregoriana. Papa Gregorio XVI firmò, nel 1832, non solo l’ordine di esecuzione del progetto del Foschi, ma anche quello relativo alla sistemazione di tutta l’area per la creazione di un parco. Il Fondo per l’Ambiente Italiano, dopo un lungo lavoro di recupero, nel 2005 ha riaperto la Villa al pubblico.


La Grande Cascata © Anna Maria Colonna
Mi preparo a scendere nelle viscere della terra, dove il cielo si vede, ma appare lontano dall’uomo. Fra grotte, anfratti, ruderi e l’essenza più genuina della natura. Villa Gregoriana coincide con la cosiddetta Valle dell’Inferno, il baratro profondo oltre 120 metri in cui precipita la Grande Cascata.




Trafori del monte Catillo, da cui si getta 
la Grande Cascata © Anna Maria Colonna
All’ombra di una fitta vegetazione e su sentieri coperti da foglie ingiallite, intraprendo questo viaggio affascinante e caratterizzato da qualche piacevole imprevisto. Ad accogliermi, una lunga serie di targhe in marmo con i nomi di illustri visitatori. Lungo il percorso intravedo alcune colonne e diverse statue provenienti dalla vicina necropoli. Sono circondate da un tappeto di fiori color del glicine. Mi affaccio sui trafori del monte Catillo. Il panorama lascia senza fiato. Proseguo verso i ruderi della lussuosa villa di Manlio Vopisco, console a Roma agli inizi del II secolo d. C. I ruderi rimasti erano sottostanti alla residenza originaria.


La Valle dell'Inferno vista 
dalla Grotta delle Sirene © Anna Maria Colonna
Basta una breve sosta presso il belvedere sulla Grande Cascata per cogliere il gioco di colori creato dall’arcobaleno. Mi ritrovo nella radura di Ponte Lupo, fra rivoli d’acqua e cascatelle, quando comincia piovere. A pochi passi, al centro della Valle dell’Inferno, c’è la grotta delle Sirene. Nel silenzio della natura ed insieme a qualche altro visitatore, attendo qui per quasi un’ora. Tempo che passa veloce, perché sembra di essere in un’altra realtà. Gli effetti creati dal temporale si rivelano magici.


Cunicolo del Miollis © Anna Maria Colonna
Concludo con il sole il mio percorso. Lungo il tragitto, il cunicolo del Miollis, un traforo scavato nella roccia agli inizi del 1800 per raggiungere la grotta di Nettuno, interamente plasmata dalle acque dell’Aniene. Penso al verso dantesco «E quindi uscimmo a riveder le stelle» quando mi ritrovo davanti ai templi di Vesta (I secolo a. C.) e della Sibilla (II secolo a. C.). È ancora giorno, nonostante il tragitto sia durato circa tre ore. Ho voglia di camminare. Esperienze così belle sono attimi che bisogna cogliere al volo.

Colonna sonora: Yiruma, River flows in you - Kiss the rain



Sentiero © Anna Maria Colonna

Tempio di Vesta © Anna Maria Colonna

Tempio della Sibilla © Anna Maria Colonna

Ruderi della villa di Manlio Vopisco © Anna Maria Colonna

La Grande Cascata © Anna Maria Colonna

Laghetto © Anna Maria Colonna

Il canale del Miollis visto in lontananza © Anna Maria Colonna
Grotta di Nettuno © Anna Maria Colonna

Cascatella vista dalla Grotta di Nettuno © Anna Maria Colonna

Cascatelle durante la pioggia © Anna Maria Colonna

Panorama visto dai trafori del monte Catillo © Anna Maria Colonna

Arcobaleno sulla Grande Cascata © Anna Maria Colonna
All'interno dei ruderi della villa di Manlio Vopisco © Anna Maria Colonna





















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