Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza. In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l'uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l'uomo deve poter viaggiare (Tarkovskij).
Le piantagioni ottocentesche di canna da zucchero scrivono
nell’aria la storia della Giamaica. All’ingresso della cittadina di Savanna la
Mar, Alvita prepara il bammie per gli ospiti. I pentoloni sanno di buono e
sbuffano spezie segrete. La pickapeppa per condire l’ackee e il baccalà brucia
nella ciotola sul davanzale. Il latte condensato addolcisce la frutta, tagliata
a pezzi. Ci sono il mango raccolto sui colli, l’ananas, la papaia, la banana e
l’otaheite, simile alla mela. Alvita consiglia di assaggiare i gamberetti
piccanti di Middle Quarters e il pesce alla escoveitch di Border. Dettagli da
non trascurare, come gli angoli nascosti di Treasure Beach.
Un barcaiolo traghetta i visitatori lungo Black River, il
fiume più lungo dell’isola. Nell’area palustre, i coccodrilli immobili seguono
i movimenti con lo sguardo sospeso. Il vento fa tremare le liane e l’ampio
salto delle cascate Ys. La frastagliata costa meridionale della Giamaica lascia
il respiro a metà. La mente avvolge il nastro delle memorie, ripescando fra le
immagini quella della zattera di bamboo lungo il Great River. A Montego Bay,
Laron svela i sussurri dell’isola. Sul lembo di sabbia bianca, coccolata dal
Mar dei Caraibi, la terra di legno e di acqua scrive la sua storia nel cuore della
notte.
La Giamaica si veste di centocinquanta fiumi e di una
rigogliosa e colorata vegetazione. Do as you please, Fa’ ciò che ti piace, è il
motto degli abitanti dell’isola. E mi piace immaginare l’incantevole tramonto a
Negril, luce che abbraccia undici chilometri di spiaggia color latte. Le palme,
il pimento e le orchidee di Port Antonio, il grande amore di Errol Flynn. E il
viavai di zattere sul Rio Grande, l’acqua gelida delle cascate Somerset o la
tavola cristallina della Blue Lagoon. Paradiso terrestre.
Brian racconta del giardino della Giamaica, dove il cielo
sembra disperdersi nel mare. Ocho Rios non ha otto fiumi, come suggerisce il
nome, ma la sua voce è quella dell’acqua che si getta a capofitto nel vuoto. I
pensieri provano a tessere le immagini delle cascate Dunn’s River, della fern
gully vestita di felci, di Coyaba e di Shaw Park.
A Kingston, la reggae music di Bob Marley cede il posto alla
dancehall di Sean Paul e di Shaggy. A passi felpati, gli University singers
interpretano canzoni e danze tradizionali che giocano con i silenzi intonati
del passato. Ai crocicchi delle strade, pollo, maiale e pesce vengono cotti con
il jerk, mentre inebria il profumo del caffè Blue Mountain.
Un girasole incatena la macchina fotografica ai colori. Walk
better dan sidong, camminare è meglio che stare seduti. Con l'inchiostro provo
a tracciare sentieri tra Lucea, Port Maria, May Pen. Imbocco gli itinerari di
acqua dell'isola. Non voglio fermare i pensieri. I passi li inseguono nei
mercatini d'artigianato. Mi perdo e ritrovo l'azzurro. Porta d'ingresso al
regno incantato. Quello del Mar dei Caraibi.
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