mercoledì 5 giugno 2013

Giamaica, nella terra di legno e di acqua

di Anna Maria Colonna
annamaria9683@libero.it

Le piantagioni ottocentesche di canna da zucchero scrivono nell’aria la storia della Giamaica. All’ingresso della cittadina di Savanna la Mar, Alvita prepara il bammie per gli ospiti. I pentoloni sanno di buono e sbuffano spezie segrete. La pickapeppa per condire l’ackee e il baccalà brucia nella ciotola sul davanzale. Il latte condensato addolcisce la frutta, tagliata a pezzi. Ci sono il mango raccolto sui colli, l’ananas, la papaia, la banana e l’otaheite, simile alla mela. Alvita consiglia di assaggiare i gamberetti piccanti di Middle Quarters e il pesce alla escoveitch di Border. Dettagli da non trascurare, come gli angoli nascosti di Treasure Beach.






Un barcaiolo traghetta i visitatori lungo Black River, il fiume più lungo dell’isola. Nell’area palustre, i coccodrilli immobili seguono i movimenti con lo sguardo sospeso. Il vento fa tremare le liane e l’ampio salto delle cascate Ys. La frastagliata costa meridionale della Giamaica lascia il respiro a metà. La mente avvolge il nastro delle memorie, ripescando fra le immagini quella della zattera di bamboo lungo il Great River. A Montego Bay, Laron svela i sussurri dell’isola. Sul lembo di sabbia bianca, coccolata dal Mar dei Caraibi, la terra di legno e di acqua scrive la sua storia nel cuore della notte.


La Giamaica si veste di centocinquanta fiumi e di una rigogliosa e colorata vegetazione. Do as you please, Fa’ ciò che ti piace, è il motto degli abitanti dell’isola. E mi piace immaginare l’incantevole tramonto a Negril, luce che abbraccia undici chilometri di spiaggia color latte. Le palme, il pimento e le orchidee di Port Antonio, il grande amore di Errol Flynn. E il viavai di zattere sul Rio Grande, l’acqua gelida delle cascate Somerset o la tavola cristallina della Blue Lagoon. Paradiso terrestre.


Brian racconta del giardino della Giamaica, dove il cielo sembra disperdersi nel mare. Ocho Rios non ha otto fiumi, come suggerisce il nome, ma la sua voce è quella dell’acqua che si getta a capofitto nel vuoto. I pensieri provano a tessere le immagini delle cascate Dunn’s River, della fern gully vestita di felci, di Coyaba e di Shaw Park.



A Kingston, la reggae music di Bob Marley cede il posto alla dancehall di Sean Paul e di Shaggy. A passi felpati, gli University singers interpretano canzoni e danze tradizionali che giocano con i silenzi intonati del passato. Ai crocicchi delle strade, pollo, maiale e pesce vengono cotti con il jerk, mentre inebria il profumo del caffè Blue Mountain.

Un girasole incatena la macchina fotografica ai colori. Walk better dan sidong, camminare è meglio che stare seduti. Con l'inchiostro provo a tracciare sentieri tra Lucea, Port Maria, May Pen. Imbocco gli itinerari di acqua dell'isola. Non voglio fermare i pensieri. I passi li inseguono nei mercatini d'artigianato. Mi perdo e ritrovo l'azzurro. Porta d'ingresso al regno incantato. Quello del Mar dei Caraibi.

Il reportage è stato pubblicato anche sul blog di Radio L'Aquila 1.

Colonna sonora: Mr Vegas, Shaggy, Josey Wales, Sweet Jamaica



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Si ringrazia Jamaica Tourist Board per la gentile concessione delle immagini.


















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