Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza. In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l'uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l'uomo deve poter viaggiare (Tarkovskij).
Quell'anno, sul finire
dell'estate, di ritorno dalla vacanza in Piemonte, trovammo mia madre alle
prese con un problema. Rami di un albero molto rigoglioso, data la stagione, le
occupavano il vano della finestra, impedendo alla serranda di srotolarsi. Per
la verità, era già stata costretta altre volte a potare l’estremità di quei
rami che le ostacolavano, oltre alla vista, lo stesso regolare uso
dell'infisso. E ce ne eravamo accorti. La povera donna frequentemente doveva strappare
foglie e frasche, più o meno lunghe, per liberarsi dall'invadenza esterna e
dall’ulteriore rischio di eventuali danni. Osservato il suo affanno, ci
accingemmo ad aiutarla, mia moglie ed io, prima per sollevarla dall'inconveniente,
ma anche perché, operando, sarebbe stato più facile tagliare l'estremità dei
rami inopportuni, una reggendoli, l’altro strappandoli.
Grande fu lo stupore
quando ci accorgemmo che l’albero era della stessa specie di quelli che avevamo
conosciuto - o creduto di aver conosciuto - in estate sull’isola di San Giulio.
Eppure, con la pianta avevamo condiviso almeno dieci anni, da quando mia madre
si era trasferita in quella casa.
Bolzano
La cosa finì lì. Ma non
era finita. Alla fine della stagione estiva, nuovi eventi e nuove decisioni ci
portarono ad optare per un trasferimento della residenza della famiglia in Alto
Adige. Iniziava una nuova fase della
nostra vita. Io avevo cambiato lavoro. La famiglia, cambiato abitudini.
Fortunatamente i bambini non avevano ancora fatto esperienza di scuola a Roma.
Questo trasferimento comportò che, da quell’anno, preferissimo le vacanze al
mare, e, per restare più vicini alle nonne, si tornò a Napoli, al mare
nostro. La nonna Iolanda, come aveva sempre fatto, continuò a mantenere per noi
la cabina, la stessa che ci aveva sempre riservato da quando portava i suoi figli
ai bagni di mare. E, così, dalle parti di Omegna non si tornò più.
Ma veniamo alle nuove
abitudini, alle quali dovemmo assuefarci, con nostro compiacimento. I bimbi,
per quanto piccoli, si recavano a scuola da soli. Alcuni anche in bicicletta.
Tralascio gli altri vantaggi, che ci capitò di apprezzare un po’ per volta. Recandomi
quotidianamente a Bolzano per motivi
di lavoro, notai che tutti gli alberi dei parchi pubblici, e i
filari che costeggiano le strade, erano contrassegnati da una targhetta col nome
volgare (italiano e tedesco), e il corrispondente nome scientifico, della pianta.
Non pensavo tanto alla correttezza amministrativa o al livello di senso civico,
ma alla funzione pedagogica verso i ragazzi della scuola e, più ancora, verso
la popolazione in genere.
Bressanone
Dopo qualche mese, provai
la stessa emozione quando, in visita al museo (ex palazzo vescovile) di Bressanone, lungo l’antico fossato, ci
imbattemmo in un magnifico, colossale, albero secolare, identico sia a quelli che avevo visto sull'isola di San Giulioche nel cortile
dell’abitazione di mia madre a Pompei.
Portava la sua brava targhetta, su cui, insieme alla data dalla quale era
documentata la presenza in quel sito, compariva anche il nome della pianta: Paulownia tomentosa. Così ho conosciuto la
Paulonia.
Che cosa c’entra questa
esperienza con l’attività di sensibilizzazione e di educazione promossa dai
naturalisti e dalle civiche amministrazioni? E che cosa ha a che fare il
racconto con la cultura?
Io dico che ci serve, innanzitutto, per capire. Nell’uno e nell’altro campo d’azione o di interessi. E
mi viene in mente il racconto biblico - cerco di ricordare alla meno peggio -
in cui Dio, dopo aver creato il mondo, compresa la coppia umana, chiama Adamo a
dare i nomi alle cose. Ecco, quale che sia l’esegesi che ne fanno i dotti, io
credo di cogliere proprio questo fatto, cioè che l’uomo è chiamato (da Dio) a
sviluppare il linguaggio e ad organizzare il pensiero servendosi delle cose
create. In altre parole, attraverso la sua diretta esperienza. Da piccoli, ci
insegnavano come questa narrazione rappresenti il dominio dell’uomo sul creato.
Ebbene, sono disposto
ad accettare tale spiegazione solamente nel senso di cui ho detto prima: l’uomo, padrone del mondo, sì, ma attraverso il linguaggio e guidato dalla
ragione. Partendo dall’ esperienza.
Colonna sonora: Phil Collins, Another day in paradise
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