di Anna Maria Colonna
annamaria9683@libero.it
Sento il ghiaccio sciogliersi fra le mani, mentre lo sguardo
rincorre l’immensa distesa bianca. Un brivido si impossessa dei pensieri. Ero
già lì, dove la voce rimbalza fra le pareti del cielo. Un mondo fuori dal
mondo. Diverso e lontano da ogni rumoroso palpito della città. Silenzi
cristallini possono infrangersi al solo tocco umano. È l’incantesimo
dell’Artide. Fatto di nuvole gelide. Di neve che celebra quotidianamente le
nozze della Natura.
Il libro di Barry Lopez mi
porta in un angolo della terra che mantiene intatto il suo fascino. I paesaggi
diventano Sogni artici da amare. Da difendere contro le minacce del
progresso. Pubblicato per la prima volta nel 1986, il libro di Lopez conserva
ancora oggi la sua attualità. L’autore respira e vive il territorio per
consegnarlo agli occhi del lettore. Il rapporto con i luoghi si trasforma in
dialogo a bassa voce, quasi sussurrato, ma ricco di segreti da svelare.
È così che il viaggio, ogni viaggio, assume il volto di una
preziosa scoperta. Gli scritti di Lopez sono intrisi di geografia, di
antropologia e di storia naturale. Nei deserti dell’Artico, dove si è recato
per la prima volta nel 1976, lo scrittore annota dettagli. Sensazioni. Vuole
studiare i lupi sul campo, ma la sua attenzione viene rapita dal rapporto che
l’uomo stabilisce con il territorio. Conosce i Nunamiut, gli eschimesi che
vivono nella catena di Brooks. E non trascura l’immaginazione, protagonista di
ogni relazione fra viaggiatori e luoghi attraversati. Capace di «creare
situazioni straordinarie di rinascita in circostanze terribili e nelle più
grandi tragedie».
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