giovedì 27 febbraio 2014

Ultimo desiderio. Se ti tradisco (non) è la fine del mondo

di Anna Maria Colonna
annamaria9683@libero.it

René Magritte, Les amants
La penna linguacciuta e senza peli di Giovanni Boccaccio avrebbe ricamato una novella ad hoc per celebrare la fine del mondo profetizzata dai Maya. Lui, che già nel Trecento spogliava le donne con l'inchiostro mettendone a nudo astuzie ed inganni, non si sarebbe di certo fatto scrupoli davanti alla catastrofe annunciata. In fondo il Medioevo, epoca in cui l'autore fiorentino è vissuto, qualcosa in Comune con il 2012 ce l'ha.

L'ansia e la paura di un black out globale e irrisolvibile rendono l'uomo ricercatore dei suoi desideri sopiti. Lo dimostra il passato, continua a farlo il presente. Succederà anche in futuro, dato che, di catastrofi mondiali, se ne prevedono a bizzeffe. Solo per dare un po' di numeri: 2035, 2060, 2240, 2880, 3797. In vista dell'apocalisse, aprire il cassetto e realizzare l'irrealizzabile diventa un obbligo quasi morale. Che di morale, però, non ha niente. O quasi.

Perché, si sa, l'occasione fa l'uomo ladro. E la fine del mondo diventa la scusa occasionale per cogliere il frutto proibito, quello che si affaccia alla coscienza. Ricacciato dentro perché minaccia di mordere. Non sono certo morsi della fame, saziabili con qualche stuzzicchino. Le profezie sulle catastrofi globali stuzzicano altri appetiti, senza il problema dei rimorsi. Tanto, se tutto finisce... corsi e ricorsi storici. Oggi, ieri e domani.



In vista della profezia dei Maya, che fissava la fine del mondo al 21 dicembre 2012, sei autori, tre uomini e tre donne, hanno raccolto in un libro dodici ultimi desideri. Storie di amori insoddisfatti e di sogni serrati, di spose «aguzzine» e di mariti che «emanano grigiore». 

Ultimo desiderio. Se ti tradisco (non) è la fine del mondo racconta di donne e di uomini traditi e che tradiscono. Il tradimento è il filo conduttore di ogni pagina, smania inespressa ed esplosa di fronte all'idea della fine definitiva.

Eva Clesis, Berarda del Vecchio, Gabriella Genisi, Michele Marolla, Michele Monina, Alberto Selvaggi lasciano parlare la loro penna, arbitro e giudice sarcastico, pungente, spietato, concreto di un duello tra sentimenti e voglie, che vogliono prendersi la rivincita. L'amor sacro ne esce distrutto, calpestato da quello profano. Accade quotidianamente, quando sta per finire una relazione e non solo il mondo.

Tradire perché c'è una fine e per non mettere la parola fine. Entrambe soluzioni di comodo. Mentre il mondo continua a trascinarsi, insieme alle relazioni.

Anche questo è viaggio. Nella realtà.





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