Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza. In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l'uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l'uomo deve poter viaggiare (Tarkovskij).
lunedì 22 dicembre 2014
Ogni posto è una miniera
Ogni posto è una miniera.
Basta lasciarcisi andare.
Darsi tempo, stare seduti in una casa da tè a osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l'amico di un amico di una persona che si è appena incontrata.
Così il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro d'umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove.
La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare.
Tiziano Terzani
Con l'augurio che ognuno, scavando, trovi la sua miniera. Con l'impegno di continuare a scoprire viaggi, luoghi, persone, tradizioni, culture. Con la convizione che raccontare è il modo più bello per condividere ciò che si è, ciò che si sente. Con la determinazione di incontrare per valorizzare.
Terre Nomadi augura ai suoi lettori serene festività. Il blog riprenderà ad essere aggiornato lunedì 12 gennaio.
Per contattare la redazione, segnalare eventi, proporre articoli, scrivere a terrenomadi@gmail.com
Qui la nostra pagina facebook.
sabato 20 dicembre 2014
Il video presepe di Paolo Consorti per la prima volta in Puglia
Intervista all'artista marchigiano
di Anna Maria Colonna
di Anna Maria Colonna
terrenomadi@gmail.com
L'artista marchigiano Paolo Consorti porta le sue opere ad Altamura (Ba). Free tomorrow, il video presepe da lui realizzato - presentato in anteprima mondiale nel
2009 ad Assisi e nel 2010 ad Ascoli Piceno - sarà proiettato alle 20 sulla parete laterale della Cattedrale a partire da domani e fino al 27 dicembre.
Nel 2011 l'affresco digitale è stato ospitato a Betlemme, tra gli
oltre duecento presepi dal Museo internazionale della Natività. Dall'Umbria alle Marche, passando per Roma, Melbourne, Berlino, Amsterdam, Milano, Minneapolis, Amburgo, New York, Marshall e Tokyo, Consorti ha accompagnato l'Arte in giro per il mondo. In occasione del suo viaggio in Puglia, Terre Nomadi lo ha intervistato.
Considera sinonimi Arte e vita?
Purtroppo sì! L’Arte mi ha regalato grandi emozioni,
facendomi viaggiare con la mente anche quando ho vissuto lunghi periodi di
staticità. Il problema però è che quando vuoi fermarti non riesci a farlo, quasi fossi costretto a correre, magari ignudo e punto dalle vespe come nel girone
degli ignavi del terzo canto dell’Inferno dantesco… povero me!
La sua arte parla diversi linguaggi, pittorico, filmico, «elettronico». Come mai la scelta di
questa commistione?
La commistione dei diversi linguaggi è figlia della stessa
dannazione di cui abbiamo appena parlato. L’incapacità di fermarsi non è
soltanto concettuale, ma anche tecnica, formale e linguistica. In un certo
senso, invidio gli artisti che per un’intera vita si ripetono senza mai
cambiare. Sicuramente sono più sereni sia di mente, non avendo mai dubbi e
ripensamenti, che di tasca, rassicurando i loro galleristi, produttori e collezionisti
sulla stabilità del «prodotto».
L’Arte anticipa la modernità, e lo fa senza malizia e
saggezza, ma con l’ingenuità di un bambino. Quando non è influenzata da
dinamiche e problematiche culturali, economiche e/o politiche, può raggiungere
alte vette, ma, ahinoi, è uno stato di grazia sempre più raro.
Il lavoro e l'opera a cui lei è maggiormente legato?
Il mio fare Arte ha avuto diversi «tempi»,
comunemente e volgarmente chiamati progetti, con opere che di sicuro hanno
segnato una mia storia, a volte più, a volte meno forte, ma ugualmente indelebile!
Senza dubbio nei momenti più difficili l’opera è più debole. Tuttavia proprio
in quei momenti si verificano le svolte necessarie alla ricerca di un
superamento. Del resto si raccoglie dove non si semina, no? Difficile quindi
rispondere sinteticamente a questa domanda o banalizzandola con una lista di
opere più riuscite delle altre. Visto che ci stiamo, «Free tomorrow»
è un’opera importante nella mia carriera perché racchiude il concetto di svolta
della quale parlavo. Una sorta di video pensato come un olio su tela al quale
ho imposto di muoversi e parlare.
Linguaggio artistico e fede. Come potrebbe definire questo
connubio?
Mi viene in mente una mia frase spontanea in occasione del
film «Figli di Maam», che ho interamente
girato al Museo Maam di Roma. In questa circostanza, vedendo alcune immagini
del film nelle quali il maestro Michelangelo Pistoletto «risvegliava»
il mio santo performer dalla convinzione di essere il Battista tornato in
Terra, ho detto: Quando Arte e Religione litigano, non credetegli! Ma stiamo
parlano di Arte e Religione, non di fede. La fede muove le montagne, è felicità
allo stato puro, sensazioni vissute in brevissimi attimi della propria vita.
Bisognerebbe, quindi, porre questa domanda a chi la possiede realmente. Per
quel che mi riguarda, mi associo umilmente al pensiero pasoliniano di seguire
Cristo in senso più estetico che religioso.
Nel 2009 ha presentato ad Assisi il video presepe che viene ospitato
questi giorni ad Altamura. Una novità che vuole differenziarsi in che cosa dai presepi
tradizionali?
In realtà, la prima versione assisiate riguardava soltanto l’ultima parte del video, cioè l’arrivo della cometa. Poi ho pensato di crearle un percorso che illuminasse terre e popoli, lasciando la speranza di un domani libero da violenze e oppressioni, «Free tomorrow». Come detto prima, l’ho pensato come fosse una tela da dipingere. Quando dipingi, non pensi a differenziarti, ma soltanto a fare Arte, svuotandoti di tutto, nella maniera più pura possibile.
C'è un messaggio dietro le opere che portano la sua firma?
In realtà, la prima versione assisiate riguardava soltanto l’ultima parte del video, cioè l’arrivo della cometa. Poi ho pensato di crearle un percorso che illuminasse terre e popoli, lasciando la speranza di un domani libero da violenze e oppressioni, «Free tomorrow». Come detto prima, l’ho pensato come fosse una tela da dipingere. Quando dipingi, non pensi a differenziarti, ma soltanto a fare Arte, svuotandoti di tutto, nella maniera più pura possibile.
C'è un messaggio dietro le opere che portano la sua firma?
I messaggi li lascio ai saggi. Direi che c’è una passione,
un’ansia e, perché no, un divertimento e un tentativo di condivisione.
L'Arte può essere definitiva anche viaggio?
Certo, come ho detto prima, un viaggio senza soste!
L'Arte l'ha portata a viaggiare. Ha notato un differente
approccio nei confronti dell'Arte nei luoghi che ha visitato?
Sicuramente sì! Tutto questo determina un arricchimento
indescrivibile. C’è molto, troppo da imparare da quelli che sono diversi da te.
Non basta una sola vita!
La proiezione del video presepe ad Altamura - e per la prima volta in Puglia - è stata organizzata dall'associazione culturale «ArsVivens» e rientra nell’iniziativa
«Laboratori dal Basso», promossa dalla Regione.
lunedì 15 dicembre 2014
Altamura, dopo 25 anni riapre il teatro Mercadante
di Anna Maria Colonna
terrenomadi@gmail.com
Spesso si compiono viaggi inconsueti, capaci di riportare
indietro nel tempo. Ci si imbatte in luoghi legati a ricordi e esperienze che
appartengono a tanti. A tutti, forse. Le fotografie in bianco e nero raccontano
insieme alle parole di chi ha visto e vissuto.
Chiuso dal 1990 a causa del mancato adeguamento alle norme sulla sicurezza, il teatro ha ripreso a vivere ufficialmente pochi giorni fa, l’11 dicembre. Nel 2003 un gruppo di imprenditori locali del settore edile si è fatto avanti, accordandosi con il consorzio proprietario dell’immobile e avanzando la proposta di «adottarlo» per restaurarlo e per riaprirlo al pubblico. In cambio ne ha ottenuto la gestione per trent’anni. Contese giudiziarie e controversie con una pizzeria sorta nell’area dell’immobile - e dalla quale si poteva accedere in platea - hanno rallentato i lavori, che fortunatamente sono andati a buon fine.
La storia del teatro Mercadante - omonimo del teatro
napoletano, costruito tra il 1777 e il 1778 - inizia nel 1894, quando il
consiglio comunale decide di celebrare il centenario della nascita del
compositore altamurano Saverio Mercadante, il 17 settembre 1895. Per l’occasione,
un gruppo di cittadini costituisce un consorzio e ciascuno dei componenti, in
base alla somma messa a disposizione per la costruzione del teatro, diventa
proprietario di un palco o di un posto in platea. Il Comune cede il suolo e
diventa uno dei consorziati.
L’edificio viene progettato dall’ingegnere Vincenzo
Striccoli, che non chiede per sé nessuna retribuzione. Il 25 marzo 1895 si ha
la posa della prima pietra del teatro, opera che dà occupazione a diversi
cittadini. Il taglio del nastro avviene nella data del centenario, poco più di
cinque mesi dopo l’inizio dei lavori. Il teatro non è completo, ma sala e
palcoscenico possono accogliere pubblico e cultura.
Il secondo taglio del nastro, l’11 dicembre scorso, ha visto
sul palcoscenico pugliese il maestro Riccardo Muti e l’orchestra giovanile Luigi
Cherubini. Davanti a più di cinquecento persone, tra applausi e riverenti silenzi, sono state eseguite la sinfonia
tratta da I due Figaro di Saverio Mercadante, la sinfonia numero 35 in Re
maggiore K385 Haffner di Wolfgang Amadeus Mozart e la sinfonia numero 4 in Do
minore di Franz Schubert. Quindici maxischermi hanno trasmesso la diretta dell’evento
in piazze ed edifici pubblici cittadini.
L’articolo di Terre Nomadi punta a valorizzare il teatro e
la sua storia, veri protagonisti della serata insieme alla città. Abbiamo
deciso di rimanere fuori dalle tante polemiche sorte intorno al teatro al
taglio del nastro, convinti che non siano di buon auspicio per nessuna
rinascita. I polveroni e le porte chiuse non permettono di vedere gli orizzonti verso i quali si
vuole andare.
terrenomadi@gmail.com
Teatro Mercadante, inaugurazione 11 dicembre 2014
© Anna Maria Colonna
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Ad un certo punto qualcosa succede e in questi luoghi le
lancette restano ferme per anni. Poi, improvvisamente, riprendono a scandire le
ore, i minuti, i secondi. Ciò è accaduto al teatro Mercadante di Altamura (Ba),
città pugliese inserita recentemente tra i borghi autentici d’Italia.
Chiuso dal 1990 a causa del mancato adeguamento alle norme sulla sicurezza, il teatro ha ripreso a vivere ufficialmente pochi giorni fa, l’11 dicembre. Nel 2003 un gruppo di imprenditori locali del settore edile si è fatto avanti, accordandosi con il consorzio proprietario dell’immobile e avanzando la proposta di «adottarlo» per restaurarlo e per riaprirlo al pubblico. In cambio ne ha ottenuto la gestione per trent’anni. Contese giudiziarie e controversie con una pizzeria sorta nell’area dell’immobile - e dalla quale si poteva accedere in platea - hanno rallentato i lavori, che fortunatamente sono andati a buon fine.
Teatro Mercadante, inaugurazione 11 dicembre 2014
© Anna Maria Colonna
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Teatro Mercadante, inaugurazione 11 dicembre 2014
© Anna Maria Colonna
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Nel tempo l’immobile subisce delle modifiche. Dopo la
sostituzione delle coperture in legno nel 1948, nel 1956 viene risistemato e
adeguato anche ad un uso cinematografico, assumendo l’aspetto attuale.
Teatro Mercadante, Riccardo Muti
© Anna Maria Colonna
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In Italia sempre più contenitori culturali chiudono i
battenti, ma capita che in qualche realtà si vada controcorrente. Riaprire è
difficile, non solamente per la necessità di trovare fondi e risorse adeguate
al buon funzionamento di un teatro. Riaprire è difficile soprattutto perché prevale
una certa disaffezione per il teatro stesso, che finisce per diventare elitario.
Non mancano gli attori, manca un pubblico disposto ad allargare la cerchia
degli abituali frequentatori. E manca spesso chi riesca a portare in platea
volti nuovi, smentendo luoghi comuni e pregiudizi. Eppure questi sono posti che
conservano storie, emozioni, testimonianze, vite e radici di un intero
territorio.
Teatro Mercadante, orchestra giovanile Cherubini
© Anna Maria Colonna
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Il progetto e i documenti relativi al teatro Mercadante sono conservati presso l’Archivio biblioteca museo civico di
Altamura, in piazza Zanardelli.
Road movie: Un amico molto speciale
di Miriam Pallotta
miriam_pallotta@libero.it
Parigi.
Caro Babbo Natale, mi chiamo Antoine e ho 6 anni. L’altro
giorno io e Hugo ci siamo picchiati perché lui mi prende in giro quando io dico
che tu esisti invece lui dice di no. A parte questo sono quasi sempre educato, ho tanti bei voti
e per l’asma faccio molta attenzione come mi ha detto la mamma. Quindi
quest’anno vorrei un vestito da pirata, un binocolo, un garage, un indovinachi
e degli skylanders. Ma il regalo che desidero di più al mondo è fare un giro
sulla tua slitta insieme a te. Ti prego Babbo Natale. Ti aspetto.
È la vigilia di Natale. Antoine, come tutti i bambini del mondo, attende con impazienza l’arrivo di Babbo Natale. Immaginate la sua felicità quando, come per magia, «cade dal cielo» proprio Babbo Natale.
Il bambino è troppo sorpreso per rendersi conto che sotto la
lunga barba e il classico vestito bianco e rosso si nasconde in realtà un ladro
intento a svaligiare appartamenti. Nonostante tutti gli sforzi del finto Babbo Natale di
sbarazzarsi del bimbo, i due finiscono per formare una strana e
improbabile coppia.
Antonie non ha più il papà, sua madre gli ha detto che vive su una stella e lui vuole a tutti i costi fare il giro sulla slitta per riuscire a raggiungerlo. Tra momenti comici e toccanti, si delinea una perfetta e classica commedia natalizia. Lasciatevi trasportare dalle note di Bonfire heart in un viaggio tra le vie e i tetti illuminati di Parigi in una notte magica dove tutto può succedere.
Titolo originale: Le Père Noël
Paese di produzione: Francia
Anno: 2014
Regia: Alexandre Coffree
Scenografia: Gwendal Bescond
Fotografia: Pierre Cotterau
Montaggio: Hervé DeLuze
Attori: Tahar Rahim (Babbo Natale)
Victor Cabal (Antoine)
Victor Cabal (Antoine)
CucinaMondo: ricette natalizie dalle regioni italiane
Veneto: soppressa ai ferri con polenta abbrustolita e soppressa all'aceto
Che cosa serve
4 fette di soppressa dello spessore di 8-10 mm
4 fette di polenta da abbrustolire
8 ciuffi di tarassaco
aceto (anche balsamico)
Olio
Sale
Pepe
Come si fa
1. Disporre su di una teglia da forno i ciuffi di tarassaco (pissacan) in precedenza lavati.
2. Irrorare con olio d'oliva, aceto, sale e pepe e cuocere a temperatura media.
3. Disporre sulla graticola calda la polenta (richiederà maggior tempo ad abbrustolirsi) e successivamente la soppressa.
4. Servire il piatto ben caldo unendovi anche il tarassaco.
Umbria: maccheroni con miele e noci
Che cosa serve
Fettuccine (che in Umbria si chiamano maccheroni) fatte in casa con sola acqua e farina, senza uovo
Gherigli di noci
Miele
Biscotti
Pangrattato
Come si fa
1. Cuocere le fettuccine al dente, scolarle e metterle in una fiamminga.
2. Fare sciogliere al fuoco un tegamino di miele.
3. Tritare i gherigli delle noci e mescolarli con pangrattato o con biscotti tritati.
4. Condire la pasta con il miele, le noci e i biscotti. Questo è un piatto che si consuma freddo.
Che cosa serve
4 fette di soppressa dello spessore di 8-10 mm
4 fette di polenta da abbrustolire
8 ciuffi di tarassaco
aceto (anche balsamico)
Olio
Sale
Pepe
Come si fa
1. Disporre su di una teglia da forno i ciuffi di tarassaco (pissacan) in precedenza lavati.
2. Irrorare con olio d'oliva, aceto, sale e pepe e cuocere a temperatura media.
3. Disporre sulla graticola calda la polenta (richiederà maggior tempo ad abbrustolirsi) e successivamente la soppressa.
4. Servire il piatto ben caldo unendovi anche il tarassaco.
Umbria: maccheroni con miele e noci
Che cosa serve
Fettuccine (che in Umbria si chiamano maccheroni) fatte in casa con sola acqua e farina, senza uovo
Gherigli di noci
Miele
Biscotti
Pangrattato
Come si fa
1. Cuocere le fettuccine al dente, scolarle e metterle in una fiamminga.
2. Fare sciogliere al fuoco un tegamino di miele.
3. Tritare i gherigli delle noci e mescolarli con pangrattato o con biscotti tritati.
4. Condire la pasta con il miele, le noci e i biscotti. Questo è un piatto che si consuma freddo.
martedì 9 dicembre 2014
Trani, la perla dell'Adriatico
di Anna Maria Colonna
terrenomadi@gmail.com
Il cielo sbadiglia tra gocciole, nuvole e profumo di caffè. Una pioggia leggera, quasi impercettibile, solletica l'aria e resta sospesa sul porto, in attesa che qualcuno spalanchi le finestre. Intorno tutto è silenzio. Anche il sole tace, nascosto chissà dove. I pescatori scendono dalle barche carichi di pesce fresco da vendere ai bordi delle strade, mentre la notte cede il posto al giorno che avanza. Trani si sveglia davanti al mare ogni mattina e la sera chiude gli occhi sui riflessi di luce che colorano l'acqua.
L'orologio della torre medievale segna le otto di un giorno di festa, l'ora migliore per curiosare fra piazze e vicoli prima che siano invasi da altre scarpe. Eppure, inspiegabilmente, la tentazione è quella di camminare a piedi nudi. Il verde della villa comunale fa da ingresso al lungomare. In un'aiula, dei sassi segnano la data. Qualcuno cambia quotidianamente la loro disposizione.
All'orizzonte, il mare. In lontananza, imponente sul largo piazzale, la cattedrale romanica dedicata a San Nicola Pellegrino. La pietra locale con cui è stata costruita sfuma le nuvole di bianco e di rosa. A due passi, le onde sbattono contro scogli e pareti per far sentire la loro presenza. Qualche goccia bagna l'obiettivo della macchina fotografica. Mi chiedo se sia mare o cielo. Cammino, lasciandomi andare al tempo di una giornata senza tempo. All'improvviso, un gradino fa da balcone al porto, chiazzato di bianco.
Quello di Trani era uno dei più importanti porti della Puglia già nel Medioevo, ponte tra Oriente e Occidente e tra i principali punti d'imbarco dei crociati. La città fece gola ai longobardi, ai bizantini e ai normanni di Roberto il Guiscardo, che se ne impossessò nel 1073. Fu alla fine dell'anno Mille che vennero avviati i lavori di costruzione della cattedrale dedicata a san Nicola pellegrino, morto a Trani durante un viaggio verso Roma.
Nella prima metà del XIII secolo, Federico II di Svevia munì il luogo del noto castello - riaperto al pubblico nel 1998 dopo i lavori di restauro avviati nel 1979 - e della nuova cinta muraria, che si aggiungeva alle vecchie mura longobarde. Inoltre concesse la libertà di culto alla prospera comunità di ebrei che si era stabilita in città, nel quartiere della Giudecca. Alla morte del sovrano svevo, il figlio Manfredi ne seguì i passi puntando sulla crescita economica del posto. Nel 1259 oganizzò a Trani le nozze con la diciassettenne Elena Ducas, principessa d'Epiro. Il suo esempio fu seguito da Carlo I d'Angiò, che nel 1266 sposò qui Margherita di Provenza.
Trani oggi è un Comune membro dell'organizzazione internazionale Cittaslow, la rete del
«buon vivere», fondata in Italia in favore di un rallentamento dei frenetici ritmi moderni. Definita «perla dell'Adriatico» per le meraviglie che offre al volto incantato dei turisti, racconta la sua vocazione marinara attraverso il lavoro quotidiano dei pescatori.
Il profumo di pesce e di dolci dei ristoranti sdraiati sul lungomare stuzzica l'appetito e invita a sedersi. Ripercorro i vicoli del centro storico attraverso gli scatti fotografici. Attendo, curiosa di assaggiare un piatto di orecchiette ai frutti di mare con pesto di mandorle.
Colonna sonora: Max Gazzé, Se piove
terrenomadi@gmail.com
Trani, pescatori
© Anna Maria Colonna
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L'orologio della torre medievale segna le otto di un giorno di festa, l'ora migliore per curiosare fra piazze e vicoli prima che siano invasi da altre scarpe. Eppure, inspiegabilmente, la tentazione è quella di camminare a piedi nudi. Il verde della villa comunale fa da ingresso al lungomare. In un'aiula, dei sassi segnano la data. Qualcuno cambia quotidianamente la loro disposizione.
Trani, cattedrale di San Nicola Pellegrino
© Anna Maria Colonna
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Quello di Trani era uno dei più importanti porti della Puglia già nel Medioevo, ponte tra Oriente e Occidente e tra i principali punti d'imbarco dei crociati. La città fece gola ai longobardi, ai bizantini e ai normanni di Roberto il Guiscardo, che se ne impossessò nel 1073. Fu alla fine dell'anno Mille che vennero avviati i lavori di costruzione della cattedrale dedicata a san Nicola pellegrino, morto a Trani durante un viaggio verso Roma.
Trani, porto © Anna Maria Colonna |
Trani, castello © Anna Maria Colonna |
«buon vivere», fondata in Italia in favore di un rallentamento dei frenetici ritmi moderni. Definita «perla dell'Adriatico» per le meraviglie che offre al volto incantato dei turisti, racconta la sua vocazione marinara attraverso il lavoro quotidiano dei pescatori.
Il profumo di pesce e di dolci dei ristoranti sdraiati sul lungomare stuzzica l'appetito e invita a sedersi. Ripercorro i vicoli del centro storico attraverso gli scatti fotografici. Attendo, curiosa di assaggiare un piatto di orecchiette ai frutti di mare con pesto di mandorle.
Colonna sonora: Max Gazzé, Se piove
Trani, villa comunale © Anna Maria Colonna |
Trani, villa comunale © Anna Maria Colonna |
Trani, dal lungomare © Anna Maria Colonna |
Trani, cattedrale in lontananza © Anna Maria Colonna |
Trani, castello © Anna Maria Colonna |
Trani, castello © Anna Maria Colonna |
Trani, castello, saletta dei pavoni © Anna Maria Colonna |
Trani, castello © Anna Maria Colonna |
Trani, cattedrale di San Nicola Pellegrino © Anna Maria Colonna |
Trani, cattedrale di San Nicola Pellegrino, rosone © Anna Maria Colonna |
Trani, cattedrale di San Nicola Pellegrino © Anna Maria Colonna |
Trani, cattedrale di San Nicola Pellegrino © Anna Maria Colonna |
Trani, pesce © Anna Maria Colonna |
Trani, pescatore © Anna Maria Colonna |
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