martedì 12 febbraio 2013

Storie sui binari, nel cuore della notte


di Anna Maria Colonna
annamaria9683@libero.it

Vale la pena, quando si tratta di vita. Ed ogni viaggio lo è, anche perché non mancano mai intoppi ed inconvenienti. Nella mia valigia Tiziano Terzani trova sempre posto, in particolare quando il treno parte nel cuore della notte. Una valigia con poche cose, il necessario per dare inizio ad «un altro giro di giostra». Penna, taccuino, macchina fotografica. I libri su cui preparare quotidianamente le lezioni. E l’incognita dell’alloggio, dei volti e delle persone che si incontreranno il giorno dopo. Tutto per una manciata di punti in più in graduatoria. Le esperienze fanno necessariamente crescere. Anche questo è vita. Non «vacanza», come molti la definiscono.

Oggi viaggiare significa soprattutto cercare. Che cosa? Chi parte insegue il lavoro o un futuro migliore. Lo scopre nel cuore della notte, quando incontra persone che si spostano per un colloquio o, anche, per contratti di pochi mesi. Universitari che stanno studiando per la seconda laurea. Giovani con tanti sogni nel cassetto e la speranza di realizzarli altrove, perché nella propria città c’è posto solamente per il volontariato. Extracomunitari che lasciano patria e affetti per raggiungere la terra promessa.

Oggi, più che mai, viaggiare significa vivere. Forse sopravvivere. Ma è il modo con cui si affronta l’itinerario a dargli sfumature diverse. Più o meno accentuate. Il luogo che ti accoglie può assumere un volto familiare. Impari a conoscerlo in ogni angolo, a sentirlo tuo.

E, durante il tragitto, tocchi con mano la speranza di Diego, 50 anni. Si è messo in cammino perché nel suo paese ha una famiglia, ma non lo stipendio. Lo cerca altrove. E ne parla in treno. Nel cuore della notte. E ti ritrovi ad ascoltare Chiara, una studentessa con due lauree, ma senza lavoro. Ora tenta la fortuna rimettendosi a studiare. Ma in un’altra Regione, perché nella propria i titoli precedenti non valgono nulla.

Storie incrociate sui binari. È l’esodo della ricerca, accoccolato nelle stazioni. Terra di tutti e di nessuno. Le panchine stracolme di sonni interrotti dal freddo. Aminia alza la testa e chiede l’orario. Manca ancora un’ora all’autobus. Viene dal Marocco. Cerca anche lei un futuro migliore. È convinta di poterlo trovare solamente lontano dalla sua Africa. E mentre parla, si riaddormenta sulla panchina gelata.

Oggi viaggio non sempre è sinonimo di libertà. Terzani affermava che la «vera grande libertà comincia quando finiscono le scelte». E viaggiare, spesso, diventa scelta obbligata. Mettersi in viaggio significa, per molti, decidere di vivere senza aspettare che sia la vita a farsi avanti. Potrebbe anche non accadere. 

Intanto il treno parte. Porta con sé spezzoni di esistenza. E torna, riconsegnando storie vissute. In fondo, scriveva Terzani, «ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare. Darsi tempo, stare seduti in una casa da tè a osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l'amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro d'umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare».

Colonna sonora: Fiorella Mannoia, In viaggio


2 commenti:

  1. Grazie per questo bel viaggio della mente nella memoria.

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  2. Grazie a te, Leonardo, per l'attenzione. I viaggi mettono in contatto anche persone che non si conoscono.

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