Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza. In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l'uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l'uomo deve poter viaggiare (Tarkovskij).
I colori del mondo fuggono insieme
a questo treno in corsa. I campi di grano sono imbevuti del tiepido sole di
giugno. Fra macchie di nuvole verdi, le pale eoliche danzano al ritmo volubile
del vento.
Mi immergo nei ricordi. Li rivivo. Le voci fanno da colonna sonora al tragitto, lungo sette ore. Lo
scorrere dei nove vagoni sulle rotaie è un ritornello che, all’arrivo,
conoscerò a memoria. Il cielo appare limpido, solo qualche batuffolo di ovatta
accarezza la luce di questa giornata primaverile. La stazione di Bari è
semideserta. Eppure, di domenica mattina, il mondo non si ferma del tutto. C’è
qualcuno che percorrerà tratti di strada per un’ora, per una settimana. Forse
per sempre.
Mi lascio avvolgere dal groviglio
di pensieri che nascono quando si guarda al di là di un finestrino. I paesaggi
mutano. Dalle colline alle montagne. Dall’entroterra alla costa. Spiagge e
porti sbucano, curiosi, su tavole d’acqua. Il mare è calmo, la linea
dell’orizzonte quasi invisibile. Il treno si riempie ad ogni fermata. Foggia.
Termoli. Pescara. Le ore passano veloci. Non per tutti. C’è qualcuno che osserva, impaziente, l’orologio. Ha fretta di arrivare a destinazione. Per me il viaggio
rappresenta una sorta di sosta. Una sosta in movimento. La vita, fuori da
questo treno, continua a scorrere mentre tu sei fermo e la osservi. Socchiudo
gli occhi e respiro a pieni polmoni. Viaggiare mi fa sentire libera.
Pescara. C’è un continuo viavai. È mattina inoltrata, il treno per Carsoli (Aq) arriverà fra due ore.
Così comincio a scrivere. Le stazioni sono contenitori di storie, ognuno porta
con sé il suo pezzo di mondo. Quando si viaggia, capita spesso di incrociare
parole dette in lingue differenti dalla propria. Gli occhi sono sempre gli
stessi. Quelli dell’uomo moderno che, per un motivo o per un altro, ha bisogno
di spostarsi.
Chieti. Sulmona. Goriano Sicoli.
Avezzano. Tagliacozzo. Carsoli. Scendo dal treno nel primo pomeriggio per
ritrovarmi in una culla di verdi montagne circondata da borghi fortificati.
Roma dista da qui poco meno di un’ora. Sistemo i bagagli. La curiosità di
visitare il paese, che conta circa cinquemila abitanti, è forte. Così chiedo
informazioni e parto alla scoperta di questo angolo nascosto d’Abruzzo, sorto
alle pendici di colle Sant’Angelo.
Carsoli si può percorrere
interamente a piedi. Il fiume Turano attraversa il suo centro per poi sfociare
nell’omonimo lago, diviso fra Abruzzo e Lazio. Il mormorio dell’acqua è
inconfondibile, soprattutto quando piove. Una piacevole colonna sonora che accompagna
le passeggiate dei cittadini, accoglienti e sempre disponibili.
Accanto a piazza della Libertà, su
cui si affacciano il Municipio e la chiesa dedicata alla Madonna del Carmine, c’è
una villa in cui i carsolani trascorrono il loro tempo libero. In questo
periodo i batuffoli bianchi dei pioppi, simili a neve, coprono gli angoli verdi
del paese. Per raggiungere il centro storico imbocco alcune stradine in salita.
Ma prima m’imbatto in piazza Corradino, che ospita la chiesa di Santa Vittoria
(XVI secolo). La stessa piazza fu distrutta, come altri edifici cittadini, dai
bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Il cuore del paese ha un profumo
d’altri tempi. Il panorama, da quassù, lascia senza fiato. Le antiche case
abbracciano i ruderi del castello medievale. Un abitante del posto mi dice che
fu costruito dal conte dei marsi Rainaldo tra la fine del X e l’inizio dell’XI
secolo. Di quest’antica fortificazione rimangono il torrione e mura coperte da
una rigogliosa vegetazione.
Appena fuori dal centro del paese,
sulla strada statale Tiburtina Valeria, c’è la chiesa di Santa Maria in Cellis,
sorta fra il IX ed il X secolo per volere dei monaci camaldolesi di San
Romualdo.
Sono appena arrivata a Carsoli e
già mi sento a casa. Sicuramente una miriade di altri piccoli e grandi tesori attendono
di essere visitati. Ma è solo l’inizio di un lungo viaggio. Il ricordo di un viaggio che fu.
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