giovedì 12 giugno 2014

Un amore silenzioso

Intervista all'autore, Edoardo Martorelli

di Anna Maria Colonna
terrenomadi@gmail.com 

A 22 anni ha già dato alle stampe il suo primo romanzo, Un amore silenzioso, che sta riscuotendo successo soprattutto tra gli adolescenti. Edoardo Martorelli, abruzzese trapiantato in Emilia Romagna per studio, non manca di schiettezza quando racconta e si racconta. È nato ad Avezzano (Aq) e attualmente frequenta la facoltà di scienze della comunicazione a Bologna. 

Abruzzo, 28 giugno 2002

Il sole era al tramonto e il mare piatto.
Un leggero vento smuoveva i ricci capelli neri di lei.
Camminavano abbracciati a piedi nudi sulla sabbia.
Si amavano. Si amavano di un amore sincero, spontaneo e coinvolgente.
Lei ad un tratto si fermò e si girò verso di lui guardandolo negli occhi: 
«Ora ci amiamo ma noi non saremo mai una di quelle coppie da Ti amerò per sempre o Sei la mia vita, ok?» 
«Sì infatti, è patetico… Però promettimi che se tra dieci anni ci rincontreremo faremo subito l'amore, senza pensare a quello che saremo diventati e alle persone che avremo accanto».
«Sì, promesso!» rispose lei.
  
Edoardo Martorelli
La penna giovane dell'autore scrive di sentimenti forti, che riescono a resistere alla ruggine degli anni. La storia di Alessandro e Silvia ripercorre i pensieri e le speranze di due ragazzi che, pur amandosi, intraprendono strade diverse. Lontane. Una sfida che trasforma le scelte in esperienze e possibilità. Martorelli traccia sul foglio i destini dei protagonisti, che corrono paralleli e sospesi, incrociandosi di tanto in tanto. La vita combina e scombina incontri e momenti, allontanando e riavvicinando anime in viaggio perenne. Dietro il mondo di carta compare quello reale della giovinezza, capace di andare oltre lo spazio e il tempo. Terre Nomadi ha intervistato l'autore.
 
Edoardo, hai appena 22 anni e la tua strada è già in salita...
 
Fin dalla più tenera età ho iniziato ad amare le donne, fantasticando sulla vita. Incontrai la prima donna di cui mi innamorai negli anni della scuola materna. Durante le elementari e le medie feci altrettanto, inanellando grandi sogni ad altrettante delusioni. Con molta infamia e poca lode ho frequentato, poi, il liceo scientifico di Avezzano, da cui, seppure amato dai professori, ho sempre portato a casa il risultato nei minuti di recupero. Quelli del liceo sono stati gli anni in cui ho provato a fare il presentatore di eventi di moda, il giornalista (dicono fossi bravo) e lo studente a tempo perso. Ora, oltre a frequentare l'università, provo a scrivere qualche buon romanzo (così dicono), guardo molti film e ascolto musica. E ovviamente leggo. Amo le donne, le auto sportive e l'eleganza. Non capisco nulla di cibo.

Due adolescenti in viaggio nelle loro vite, strade che si dividono e che si ricongiungono. Il tuo romanzo racconta questo... 

I personaggi sono continuamente alla ricerca l'uno dell’altro, ma non arrivano mai al punto di dirselo. Si nascondono dietro motivi che anche loro sanno essere inconsistenti. Quello di Alessandro e Silvia è un amore tenuto in una scatola che ogni tanto tentano di scoperchiare. 

Come nasce il tuo intimo rapporto con la scrittura? 

La scrittura per me è nata prima come necessità, poi è diventata divertimento. Come dice Fitzgerald, non si scrive un libro per dire qualcosa, ma perché si ha qualcosa da dire. Io avevo molto da dire a me stesso, volevo dirmi di credere ancora nell’amore e l’ho fatto attraverso un romanzo. Avevo sogni diversi da quello di scrivere un libro. Poi, quando ho capito di non poter fare né l’astronauta, né il pilota di Formula 1 e nemmeno il calciatore, mi sono dedicato alla scrittura.
  
Quanto di te e della tua adolescenza c’è nella storia che racconti?


Credo che nel personaggio di Alessandro ci siano degli aspetti che contraddistinguono me e il mio essere sempre alla costante ricerca del sentimento e dell’emozione. Penso, però, che le somiglianze si fermino qui. Io non avrei mai aspettato dieci anni per ritrovare la donna che amo. E, ovviamente, c’è una Silvia reale.

E nella vita reale è possibile ritrovarsi dopo dieci anni di distanza? 

Penso sia possibile se si crede fermamente nell’amore e se quella persona è stata fondamentale nella nostra crescita. A volte ci si può ritrovare anche quando tutto intorno è mutato. Ma le possibilità non sono molte, per questo restano i libri a farci sognare.

Anche tu in viaggio come i protagonisti. Prevale il tuo viaggio interiore, che probabilmente diviene scrittura, o il tuo spostarti fisicamente? 

Molto spesso i viaggi che faccio con la mia mente vengono proiettati nella scrittura, che li mette alla prova. Però ora riesco a mantenere una grossa distanza tra ciò che scrivo e ciò che vivo. Delle connessioni ci sono e ci saranno sempre, ma è difficile far dipendere la scrittura dal vissuto, a patto che tu non sia un Hemingway.

Altre storie in cantiere? 

Sì, sto scrivendo in questi mesi il mio secondo romanzo, ma non posso anticipare nulla.

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