giovedì 27 settembre 2012

Me ne vado in Irlanda. Intervista ad un giovane che ha lasciato l'Italia per cercare se stesso

Fabio Castano
Un anno lontano da casa. Dalla Lombardia all'Irlanda per cercare se stesso. Fabio Castano, 29 anni, racconta la sua esperienza di viaggio a Terre Nomadi.


Chi è Fabio Castano?
Ho 29 anni ed una laurea in Comunicazione politica e sociale conseguita all’Università statale di Milano. Sono nato a Gallarate, in provincia di Varese. Attualmente lavoro come educatore in un centro ricreativo per adolescenti, ma ne ho già combinate di tutti i colori: ho fatto il giornalista per un paio di anni per «La Provincia di Varese», ho collaborato con la rivista on line di viaggi «Il reporter», ho lavorato nella comunicazione creando alcune campagne pubblicitarie. Ho viaggiato, adoro viaggiare, e adoro scrivere. La mia prima raccolta di poesie si intitola «Luce nel silenzio» (http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=761813). Ma scrivo di tutto: articoli, fiabe, racconti. Il canale della scrittura è quello privilegiato nell’espressione della mia anima. Negli ultimi anni, poi, il viaggio più bello, e più difficile, è stato quello ancora in corso della ricerca di me, il viaggio della conoscenza e della consapevolezza. Il viaggio che si fa andando dentro di sé, in modo che l’andare fuori, poi, sia ancora più ricco e grandioso. Ringrazio tutte le persone che mi hanno accompagnato fin qui, quelle che mi sono state o mi sono vicine.

Quando sei partito per l'Irlanda? Per quanto tempo sei rimasto lì?
Ho messo piede in quella bellissima terra il 9 settembre del 2007. Ricordo la data perfettamente, ricordo l’istante in cui sono sceso dall’aereo e ho mosso i primi passi, come se stessi imparando a camminare. E me ne sono andato un anno dopo circa, alla fine di agosto del 2008.
 

Come mai hai deciso di lasciare l'Italia e di partire? Che cosa cercavi?
Banale dire che cercavo me stesso? Banale sì, ma è così. A posteriori, con un po’ più di lucidità, posso anche affermare che allora la scelta non è stata quella di partire, ma quella di fuggire da qui. Fuggire dai dolori, dalle tristezze, dalla non conoscenza di sé. E’ più facile, a volte, andarsene e non affrontare il proprio mondo interiore, piuttosto che guardare il labirinto complicato e incasinato che abbiamo tutti dentro. In ogni caso il fuggire mi ha permesso di conoscere un paese unico, meraviglioso, ospitale e con delle bellezze naturali da mozzare il fiato. Quindi, se dovessi consigliare a qualcuno una bella fuga, direi proprio di andare in Irlanda.

Come era la tua vita in Irlanda?
La mia vita in Irlanda era così banale da essere meravigliosa. E una delle magie che ti permette di intuire il vivere in un paese straniero è che ogni azione, anche la più semplice, diventa una conquista straordinaria. Io, ad esempio, il primo mese ho vissuto in una famiglia irlandese. Poi ho trovato lavoro come cameriere in un fast food. E fare il cameriere in una lingua non tua, dopo le grandi difficoltà iniziali a capire l’accento irlandese, mi faceva sentire felice per ogni ordinazione che prendevo, per ogni cheeseburger che riuscivo a servire. Ho ancora il capellino stile anni '50 che ci facevano mettere al ristorante, per intenderci sullo stile del locale Arnold di Happy days! Magnifico!

E le tue giornate?
Quando non lavoravo, giravo molto per la mia città irlandese, Bray. Perdermi a zonzo in un posto nuovo era stupefacente. Ti guardavi intorno e imparavi tantissime cose, come se fossi stato catapultato in un mondo nuovo. Fare la spesa era imparare, andare in un pub era imparare, chiedere informazioni era imparare. Insomma, tutte le cose che nella nostra routine viviamo come scontate, stando all’estero si rivestono di pura consapevolezza. Ho girato gran parte dell’Irlanda e dell’Irlanda del Nord: ho visitato Derry, la Giant Causeway, Galway, Cork, la regione di Wicklow, ovviamente Dublino. Il rammarico è di non aver visitato il Donegal, ma è una buona scusa per poterci tornare in futuro.


Sei partito con una meta ed un obiettivo precisi?
No, onestamente no. Se non quello di imparare bene la lingua. E, come spesso capita quando hai poche aspettative, ottieni moltissimo da quello che poi ti ritrovi a vivere.

Come mai, poi, hai deciso di ritornare?
Diciamo che, quando parti scappando da qualcosa, poi quel qualcosa torna sempre a chiederti il conto. Ecco, sono tornato per saldare tutti i debiti con me stesso.


In che cosa ti ha cambiato questo viaggio?
La cosa più bella che mi sono accorto di aver avuto in omaggio da questa esperienza è che da allora non ho più dimenticato come si sente uno straniero lontano da casa, in un paese straniero, senza punti di riferimento, soprattutto all’inizio. Mi ha aperto molto la mente, mi ha fatto vedere la realtà dall’altro punto di vista. E da allora ho sostituito l’immagine dello straniero con quella del fratello, o del compagno di viaggio. Come dire, siamo tutti sulla stessa barca. Quindi aiutare il prossimo, anche in maniera disinteressata, è davvero un’esperienza unica, che consiglierei a tutti una volta al giorno!

Che cosa è, per te, il Viaggio?
Pe me è qualsiasi esperienza che può aiutarti a crescere e a capire chi sei realmente. A capire dove sta la tua gioia più profonda.


Anna Maria Colonna
annamaria9683@libero.it

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