Stazione di Alanno (Pe)
© Nino Carrabba
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Alanno (Pe), ulivo
© Nino Carrabba
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Qui, un tempo, i buoi erano i soli padroni delle contrade rurali e le farfalle rallegravano i campi di papaveri e margherite gialle, con le lucciole che miracolavano le sere d’estate portando il cielo stellato sulla terra. Nutro la speranza d’incontrare alcuni contadini, per unirmi alla loro intelligenza, intrecciare il loro respiro con il mio e sentirmi fratello d’anima. Lo sguardo si ferma per un attimo sul tetto di una casa colonica invecchiata, dove due tortorelle grigio cenere sembrano aspettarmi. Riesco a liberare un raggio di sole imprigionato tra le foglie glauche di una pianta d’ulivo secolare per risvegliare la mia memoria, quando, cinquant’anni fa, mi inebriavo del profumo della terra e dell’aria fresca dei monti truccati di bianco.
Alanno (Pe), paesaggio
© Nino Carrabba
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Ricordo quando giunsi di buon’ora ad Alanno (Pe), la prima volta, accompagnato da mio padre, dopo un’intera notte trascorsa in treno. L’aria profumata e pungente svegliò subito la mia mente al nuovo mondo. Posi l’attenzione in lontananza, sui monti mai visti, sul ventaglio della natura, che mi offriva un vivace affresco di colori sulla tela bianca del cielo mattutino, dove non c’era prossimità e distanza, e il cui distillato portava con sé tranquillità e silenzio. Ciò che vedevo era nuovo per me, che provenivo dalla Murgia barese, arida e deserta.
Alanno (Pe)
© Nino Carrabba
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Era, questo, un paesaggio fatto di coriandoli di case sparse tra il verde intenso dei campi; di uccelli stanziali in festa a salutare il nuovo giorno; di grappoli di paesi ubicati sulle ridenti colline, con nastri di strade bianche e di abitanti dai visi rossicci, con gli occhi carichi di vita, entusiasti della loro terra. Ricordo ancora la meraviglia di mio padre quando, nel percorrere la strada principale del paese, un passante gli disse buongiorno, e poi un altro ancora, nei pressi della scuola, che lo salutò con lo sguardo di chi lo conosceva, di chi gli era amico, di chi era vicino al suo cammino. E questo porta in me emozione e gratitudine.
Alanno (Pe)
© Nino Carrabba
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Ecco il podere della Fara, il fabbricato rurale, il silos, il pozzo d’acqua sorgiva, il forno e la veste di desolazione che avvolge ogni cosa per l’abbandono. Corro indietro nel tempo, quando nel podere la vita era vissuta ogni giorno, piena di odori e di colori, di campi dipinti dalla natura, di alveari ricchi di miele, di feste per la vendemmia, di falò notturni con suoni e canti antichi. Ricordo l'inerzia assoluta di quei pomeriggi estivi, quando la vita andava in pausa di sospensione e si raccoglieva nel cavo della mano del colono. La vita scolastica del vicino Istituto si trasferiva nei campi per incontrare le piante sacre dell’ulivo, dall’origine divina ed immortale, sotto il rituale insegnamento del professore animato da passione e grazia.
Alanno, ex convento francescano © Nino Carrabba |
Alanno, istituto tecnico agrario © Nino Carrabba |
Mi ritrovo con me stesso e con i ricordi che si ingigantiscono, perché l’amore a cui fui educato vive ancora nella mia interiorità. Lo porto a spasso per il mondo nel marsupio di beni e di affetti. Poco dopo mi viene riferito che gli studenti si trovano nel nuovo fabbricato e che non vi è più quel flusso di vita di un tempo. Le stanze sono chiuse per lavori di restauro e di ristrutturazione di tutto l’istituto.
Continua nel prossimo reportage...
Colonna sonora:
Alanno (Pe), vette truccate di neve © Nino Carrabba |
Alanno (Pe), tra cielo e terra
© Nino Carrabba
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Alanno (Pe), paesaggio
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Alanno (Pe), casa colonica
© Nino Carrabba
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Alanno (Pe), istituto tecnico agrario
© Nino Carrabba
Alanno (Pe), istituto tecnico agrario
© Nino Carrabba
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