domenica 16 marzo 2014

Casale Corte Cerro, pennellate di Strawinsky

di Luigi Casale
casaleluigi@yahoo.it

Le immagini, di Luigi Casale, risalgono agli anni Settanta.


Le mappe geografiche lo indicano anche come Santuario di Gesù agonizzante. Non sono in grado di farne la storia in quanto mi mancano elementi sufficienti, tuttavia mi piacerebbe sapere se sia sempre attivo, aperto alle stesse finalità sociali ed educative, e in grado di offrire ancora accoglienza alle famiglie. È ciò che oggi si dice turismo sociale e religioso, e che io ho inventato 38 anni fa, data la conformazione della mia famiglia. Vi ritornai, infatti, nel 1977, questa volta con la famiglia già formata. E per tre anni di seguito trascorremmo lì la vacanza estiva. Era il tempo in cui lavoravo a Roma.

A causa della nostra frequentazione di Casale Corte Cerro e per la facilità con cui gli amici ricordavano la sede delle mie vacanze in ragione della omonimia, un po’ per scherzo, un po’ per fantasia, mi compiacevo nel dire che la vacanza la trascorrevamo nei nostri «possedimenti d’origine» (se è vero, com’è vero, che dal dato topografico ci viene anche il cognome).

A questo punto, qualche lettore un po’ superficiale o forse annoiato (oppure severo?) potrà pensare che il mio esercizio di scrittura sia solo una forma di esibizione, vuota ed artificiosa. Ma per rispetto nei confronti di chi, una volta, mi confidò di trovare una certa godibilità nelle mie scritture, andrò avanti. E persisto, sperando di riuscire a comunicare - oltre alla godibilità - anche qualcosa che possa salvarsi come mera informazione. E un poco poco, se me lo consentite (questa sì che è un’ambizione, nel senso originario del termine: andare in cerca di consenso), anche di pedagogia, di formazione, di educazione.

Perché dei miei soggiorni a Casale Corte Cerro non vi parlerò se non in funzione di quella grande  opera pittorica che si vede sull’esterno dell’abside della chiesa, la parte più importante dell’intera architettura. Solo mi dispiace di dovervela presentare mostrandovi immagini da me fotografate, che avevo fatto per me, per i ricordi di famiglia. Foto che, quando le scattai, non sospettavo di dover esporre attraverso questo moderno mezzo di pubblicazione (che, all’epoca, era inimmaginabile). Foto che, nel frattempo, hanno perduto la loro luminosità. Ciononostante, sebbene incomplete nella esaustività della documentazione e poco chiare nella loro visibilità, le offro come stimolo a più approfondite curiosità verso la conoscenza, sia della storia, sia del valore estetico, sia del destino futuro della costruzione.

Premesso che l’interesse culturale è diffuso con pari intensità in tutte le parti dell’opera architettonica - nelle soluzioni abitative della struttura residenziale, nell’arredo, nella concezione della chiesa, in tanti particolari dell’arredo religioso, in tutti gli altri manufatti sistemati nel parco circostante - qui intendo illustrare solo l’affresco (forse è una tempera) che gira intorno alla grande parete cilindrica (l’esterno dell’abside). Accoglie il visitatore e il pellegrino che si recano al santuario, sul viale d’accesso alla casa: la passione del Cristo di Théodore Strawinsky (1907-1989).

Essendo esso quella che più mi colpì. E l’unico del quale custodisco le foto.





Colonna sonora: The Cranberries, Ode to my family







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