lunedì 10 marzo 2014

Mosaico, tra viaggio ed eros

Intervista all'autore, Danilo Scastiglia

di Anna Maria Colonna
annamaria9683@libero.it

Metti una comitiva di ragazzini terribili, cresciuti a pane e ultras, ora adulti a capo della loro curva allo stadio, che portano avanti le loro idee, membri di una crew. 

E metti quel giornalista, amante del prossimo, che adora condividere le idee della minoranza fastidiosa, impegnato in un articolo che spiega il significato dei tatoo, di quello che c’è dietro, che viene a contatto con una famosa modella, che gli proporrà una cosa del tutto nuova.

Metti una ragazza, universitaria, annoiata, vogliosa di evadere, di peccare, di sbagliare, ma desiderosa di trovare la sua strada, forse l’amore… e un giovane pendolare, che parte dalla sua città, dal Meridione, per lavorare al Nord, in Piemonte, che cerca di essere se stesso anche quando deve integrarsi nel nuovo tessuto sociale chiuso ed esclusivo.

Classe '72, ragioniere «con tanta voglia di scrivere e di far sognare», il chietino Danilo Scastiglia ha pubblicato nel 2010 una raccolta di otto racconti dal titolo Mosaico. Frammenti di vita «mai banale e stucchevole» e il più delle volte al femminile, conditi dall'esperienza del viaggio e di un eros travolgente, trasgressivo e privo di pregiudizi. Terre Nomadi ha intervistato il giovane autore.

Danilo, perché il titolo Mosaico per la tua raccolta di racconti?
Mosaico perchè, nelle otto storie che compongono il romanzo, ho cercato di parlare dei rapporti umani sotto ogni angolazione, anche la più diversa.

Danilo Scastiglia
C'è un fil rouge che unisce le diverse storie?
I racconti sono uniti dalla passione, dalla voglia di emergere, di lottare contro le situazioni difficili che la vita presenta. Ma tutto è legato dal desiderio di essere vivi. 

Nei tuoi scritti racconti la quotidianità. In che modo e in quali forme?
 La quotidianità non è mai banale e stucchevole. Tutto si muove e si evolve. Ho cercato di non essere bigotto e di trattare determinate storie con un occhio reale, senza pregiudizi di sorta. E credo di esserci riuscito appieno. 

La quotidianità che racconti può essere definita viaggio? Perché?
In tutte le storie si narra di viaggi, di vacanze o di lavori lontani dalla propria regione. Questo perchè ogni luogo che ho descritto mi ha lasciato qualche cosa dentro.

Nei tuoi racconti, quali sono i luoghi che i personaggi «toccano»?
Chieti, dunque l'Abruzzo, il Piemonte, la Basilicata e la Spagna... posti in cui sono cresciuto, che ho visitato e che mi hanno fatto scrivere parti di Mosaico.

Mosaico è il tuo secondo lavoro. Il primo, Alchimie, gli è direttamente legato?
In parte. Posso dirti che le storie sono unite da un hobby e da cose che mi piacciono e che ho voluto trattare nei racconti.

Che cosa fa prendere la penna in mano per raccontare agli altri?
La voglia di far sognare e di scavare dentro se stessi. Non ho l'obiettivo di essere il moralista o il saccente di turno. Cerco di condurre i lettori nelle storie e nei personaggi. Se ci si identifica.

Ti riconosci in qualche personaggio?
Sarebbe ipocrita dire che non ci sia qualcosa di me in ogni personaggio.

Scrivere ti ha fatto viaggiare?
Sì, certo. Fortunatamente ho avuto modo di  essere premiato e di percorrere l'Italia da nord a sud per far conoscere la mia penna ed i miei lavori. Mosaico, infatti, si sta facendo strada in diverse regioni.

Uno scrittore può essere definito «nomade» delle parole?
Dipende. Io mi definisco, invece, cultore della scrittura vecchio stile, nel senso che preferisco scrivere ancora con la mia penna nei luoghi in cui vado. Nessuno escluso.


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