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La penna si
aggroviglia nell’aria tiepida della primavera. Sembra un’imbarcazione che vaga
senza sosta in cerca di pensieri da dipingere. Ha voglia di viaggiare. Lo
sguardo la insegue con aria rassegnata e divertita, incurante di porti e porticcioli.
Nel frattempo, il valzer dell’inchiostro traccia note sulla tavola bianca
dell’alta marea, alla fioca luce di una lampadina. Chiaro di luna.
Improvvisamente
ritrovo i riflessi del mio volto nello specchio di uno spicchio d’acqua, sulla
sponda piemontese del Lago Maggiore. A farmi compagnia c’è Arona, cittadina «appoggiata
sul lago per caso». Scorci poetici disegnano il profumo dolce e intenso dei
fiori, stesi all’ombra del «tunnel di legno intrecciato con glicini secchi».
Ancora
profumo, ma fresco di stampa. Un familiare suono di carta traccia sentieri verso la vetta dell’Alpe Veglia, in Val
d’Ossola. E qui, «in località San Domenico, un paesino amato dagli sciatori, ti
fermi a mangiare polenta e cervo, coccolato dall’aria frizzante di
mezzogiorno». Un Genepy verde basta per riprendere il cammino, al ritmo lento del
campanaccio delle mucche.
Fiume Toce (Piemonte) |
Lo
scrosciare dell’acqua riporta alla realtà. Sono sospesa sul fiume Toce, nel
punto in cui compie un volo di 143 metri. È «il bordo verso il nulla, il
confine che divide la tranquillità dalla caduta». Chiudo gli occhi e salgo sul
baleno. Destinazione, Certosa di Pavia, dove i monaci vivono ancora in silenzio
e in solitudine, dedicandosi al lavoro. «Il frate che ci guida, si ferma su un
piccolo rialzo. Ci spiega come il tetto del chiostro, un tempo, fosse ricoperto
di metallo e che, in epoca napoleonica, venne rimosso dall’esercito per farne
munizioni». Ogni passo dà vita ad una fame insaziabile. È fame di scoperta.
Il biglietto
mi conduce nell’Irlanda del Nord. Respiro a pieni polmoni il paesaggio della
Giant's Causeway, contea di Antrim, a quasi un’ora e mezza da Derry, la città del
«Sunday Bloody Sunday» cantato dagli U2. La natura mostra all’uomo la sua
perfezione. «Una parete intera, una specie di molo che si protende in mare,
formato da mattoni esagonali perfetti, uguali, finemente levigati».
Segovia |
E mi
accoccolo nell’oscurità, «che ha già fatto accomodare Segovia tra le sue
braccia sicure». Il pullman impiega un’ora per coprire la distanza tra Madrid e
la regione della Castiglia e di Leon, tra i sobbalzi sull’asfalto filamentoso e
molle. Ancora una
pagina. La prima. «…che tu possa sempre viaggiare lontano. Con l’anima». Non si
può non andare lontano quando la penna di chi ha viaggiato ti prende per mano.
Partire, osservare, conoscere, scrivere, andare oltre e scrivere ancora.
Diventa una specie di droga di cui non si può fare a meno. Il mondo riempie a
tal punto l’anima da farla traboccare sul foglio bianco.
Fabio Castano |
Fabio Castano ha raccolto in un libro, «Viaggi, sogni e altre bellezze», i reportage
di viaggio scritti tra il 2009 e il 2011, periodo in cui collaborava con la
rivista online «Il reporter». Siamo stati compagni di strada - insieme a tanti
altri - in quella meravigliosa avventura, condita con il sapore buono della
penna che osserva e fotografa. Esperienze che lasciano il segno.
Inevitabilmente.
Nella
raccolta ci sono i luoghi che l’autore ha visitato: Varese, Santiago, Orta,
Pola, Roma, Morimondo, Arcumeggia, Genova, Maastricht, Macugnaga, Pamplona,
Salamanca…
C’è la vita
dei luoghi. La vita nei luoghi. E c’è l’anima, quella vera, capace di farsi
sfiorare e percepire dagli occhi di chi sa vedere. Sin nel profondo.
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