giovedì 8 maggio 2014

I diari inediti di Tiziano Terzani

di Anna Maria Colonna
annamaria9683@libero.it

 Cambogia © Archivio Terzani
Diari di un uomo che ha avuto il coraggio di andare controcorrente, scrivendo nell'intima solitudine dei suoi «perché». Ha scritto da padre, da marito, da giornalista incapace di fermarsi alla superficie dei fatti, su cui galleggiano sempre fiori senza steli. Aveva tra le mani un'arma più potente di tutte le altre, che caricava ogni giorno con munizioni d'inchiostro. 

Non amava parvenze, cercava profondità. Le stesse che creavano nel suo animo abissi di dubbi, di incertezze, di domande. Era un uomo, Tiziano Terzani, prima che scrittore e reporter. E da uomo ha vissuto la lacerazione della ricerca che non si accontenta, che desidera smascherare ciò che la realtà prova a nascondere. Spettacoli gratuiti di violenza umana, eppure così poco «recensiti» perché scomodi.


Terzani continua a chiedersi che cosa renda la vita un'avventura felice. Lo fa nei suoi diari inediti, pubblicati a dieci anni dalla morte. L'autore si lascia andare ad un lungo dialogo con se stesso, raccontando dell’espulsione dalla Cina nel 1984 per «crimini controrivoluzionari», dell’esperienza deludente della società giapponese, del passaggio professionale dalla Repubblica al Corriere della Sera, dei viaggi in Thailandia, URSS, Indocina, Asia centrale, India, Pakistan.

Un'idea di destino è necessità di interrogarsi. «Tutto è già stato detto, eppure tutto è da ridire», confessa l'autore.

Nel diario racconta della «belva oscura» della depressione e parla del discorso letto in occasione del matrimonio della figlia Saskia, bambina diventata ormai donna. Poi, ad un certo punto, lascia scorrere sul foglio poche parole: «Seduto per terra su una coperta di lana bianca scrivo queste righe. Sono felice. Mi pare davvero di aver fatto il primo passo di un grande viaggio, di avere la chance di una nuova, bella avventura. Il silenzio attorno è immenso e la possibilità di ascoltare la propria voce la più grande che ho mai avuto». 

Cambogia © Archivio Terzani
Penso a tutte le coperte bianche trasformate in taccuini pieni di appunti e di annotazioni. Penso alle incertezze da cui è stato assalito quando, nel 1971, decise di esplorare il continente asiatico, stabilendosi a Singapore con moglie e due figli.

Da allora i suoi itinerari non hanno conosciuto tregua. Hong Kong, Pechino, Tokyo, la Siberia, Mosca, raggiunta alla notizia del golpe anti-Gorbaciov. Phnom Penh, dove si recò subito dopo l'intervento vietnamita in Cambogia, Nuova Delhi, l'Himalaya e l'ultimo viaggio, quello nella malattia. 
  
Lo spazio di un articolo si rivela inadeguato a contenere l'inquitudine della penna di Terzani, che non è mai scesa a compromessi. E, allora, ecco i libri, il diario, la sofferenza provata di fronte all'uomo vittima dell'uomo. E la consapevolezza che, nonostante tutto, la felicità esiste nella possibilità di scegliere la propria chance. Nella propria libertà.

Si inaugura domani, a Venezia, la mostra In Cambogia. Fotografie dall’Archivio Tiziano Terzani, a cura di Angela Staude Terzani. Rimarrà aperta al pubblico fino al 2 giugno. Qui un articolo sull'evento a firma di Luca Ferrari.

Altre recensioni di Terre Nomadi su opere scritte da Tiziano Terzani:






Nessun commento:

Posta un commento